La discussione comincia appunto dalla sparizione a Vicenza dello sport che conta oggi ancora più aggravata dalla retrocessione della squadra di calcio.
FEDERICO FORMISANO- Sono stato fortunato come assessore allo sport perché ho vissuto quel momento mentre le cose andavano benissimo e non certo per merito mio: il Vicenza passava dalla C alla A, vinceva la coppa Italia, il basket maschile arrivava in A2, la pallavolo femminile arrivava in serie A vinceva coppa Italia e così via senza dimenticare il basket femminile che aveva già una storia immensa. La nostra provincia forte e industrializzata ha espresso al massimo del fulgore economico grandi manager e grandi sponsor. Un esempio per tutti: la pallacanestro maschile aveva come sostegno Trivellato Carraro Tombel, imprenditori importanti che avevano investito nel basket. La pallavolo aveva Coviello, uno che sa cavare sangue dalle rape e che fece un grande lavoro. Il problema di oggi è che nel momento in cui si è fatta sentire la crisi economica anche lo sport ha cominciato a non reggere più la concorrenza e sono emerse situazioni diverse, estranee al professionismo, dove lo sport viene vissuto più sul piano sociale e crescita dei giovani anziché sul piano economico e del successo agonistico. Il rugby di adesso va in perfetta controtendenza e sta proprio vivendo su un livello più modesto dal punto di vista delle spese e si nuove sul volontariato, sulla non esasperazione dell'agonismo, sul non eccesso dei conti.
GIOVANNI ALI'- Dagli anni 90 abbiamo fatto un grosso intervento anche nelle scuole anche se non sempre è stato facile perché il rugby era considerato violento, dove ci si sporca, ci si fa male; ma dopo il 2000 siamo riusciti a entrare come disciplina importante, che porta valori, fa giocare assieme i bambini, gli insegna senza problemi il contatto fisico che per molti è all'inizio un mistero. Insomma, abbiamo fatto e stiamo facendo un lavoro importante che ci ha dato una esperienza formidabile ricordandoci sempre di quell'exploit incredibile del Titanus; ci siamo proposti di avere una base larghissima, partendo dal minirugby, dalla continuità nel tempo, non solo per la prima squadra, ma creando le premesse indispensabili alla prima squadra. Guardate che in serie A ci siamo arrivati anche con in formazione sei ragazzi dell'under 20 tutti nostri, come dire che dal minirugby è stata trovata la giusta strada per arrivare a dare un contributo diretto e prezioso all'attività agonistica. Ora con la società e con Luigi Battistolli che seguendo suo figlio si è innamorato del rugby lavoriamo al futuro e speriamo di approfondire sempre più questa avventura, ora che abbiamo anche il campo. Tra l'altro come minirugby abbiamo come sponsor la Popolare che ci dà una grande mano. L'altro aspetto importante è il progetto. Costruito 15 anni fa: rappresentava dei valori in cui crediamo, le cose che volevamo dire e comunicare e soprattutto il punto di arrivo che intravvedevamo. Nel 2005 dovevamo andare in serie B e avere il minirugby come punto di riferimento per il Veneto e per il settore nazionale e ci siamo arrivati. Dopo il 2005 abbiamo identificato il 2015 come punto di arrivo per la serie A e ci siamo arrivati tre anni prima aggiungendoci però anche il terzo posto dell'under 16 nel campionato nazionale di categoria.
ALBERTO CERIONI- Bisogna dar merito a uomini come Antonio Concato, che ha speso una vita per il basket portando le ragazze perfino in ferie, quelle che non potevano permetterselo. E ha pagato di tasca sua sempre. È un modo per ricordare che appunto il volontariato personale è la chiave di volta di tante situazioni. Il basket femminile di Vicenza ha vinto tutto e sempre anche nelle categorie giovanili, con tre o quattro formazioni dalle allieve alle juniores che dominavano il campo nazionale mentre la prima squadra dominava il campo internazionale oltre che vincere scudetti. La domanda che mi faccio è la seguente: perché dietro a Antonio Concato non c'è rimasto niente?
UMBERTO NICOLAI- Un fenomeno importante sono le società di quartiere che debbono continuare a fare da motorino, il problema nasce quando si verticizza tutto e si disperde la base. Vorrei ricordare che a Vicenza in questo momento ogni settimana si giocano 220 ore di basket e 182 ore di pallavolo. Cosa viene prodotto? Sono contento del movimento giovanile come assessore allo sport perché abbiamo numeri importanti, ma nella realtà ci accorgiamo che non abbiamo più il vertice, quello che ha ora il rugby e ha anche l'atletica che è riuscita a fare il miracolo di andare a correre per il titolo nazionale con la categoria dei 16 anni, costruita con un movimento di dimensione provinciale. Qual è la crisi? Secondo me la crisi è nei dirigenti che mancano e nel basso livello degli allenatori: grande praticantato, ma arrivati al salto di qualità lacune vistose. Lo lasciano capire proprio esempi come il rugby e l'atletica. I grandi fenomeni extra come il Famila di oggi sono dovuti a persone singole, come Marcello Cestaro: il giorno che si stanca che cosa ne sarà del basket di Schio, così come del calcio di Padova?
GIOVANNI ALI'- Una scelta buona è quella di non accentrare e permettere invece che nascano realtà diverse e parallele; a Longare abbiamo una prima realtà strutturata autonomamente anche nella scuola, così come ai Ferrovieri, come con l'Altovicentino Rugby o a San Pio X. Tanti debbono praticare, questo è l'obiettivo. E poi c'è il messaggio dello sport che non è solo agonismo, ma anche impegno sociale. I nostri ragazzi sono impegnati in forme diverse, con doposcuola, con incontri, con lezioni affidate ai giocatori, alla collaborazione con aziende come la Zambon per avere la vicinanza dei manager che fanno stage per far capire gli aspetti gestionali oltre a quelli puramente sportivi. Questi sono valori importanti perché coinvolgono e amalgamano l'ambiente ed è proprio questo uno degli obiettivi che ci siamo proposti e stiamo inseguendo con molta convinzione sicuri che sia costruttivo per la crescita di chi pratica il nostro sport e anche dello stesso livello dello sport che ci interessa.
Ma questo fattore morale a quanti altri sport si può applicare? Quali altri sport sopportano tranquillamente avvenimenti anomali come appunto il rugby? Succederebbe nel calcio che da parte sua ha fallito il terzo tempo in modo clamoroso?
FEDERICO FORMISANO- I soldi sono la base, ho un sito dove vengo interpellato da giocatori della categorie inferiori che cercano posto a migliore trattamento economico. Nei dilettanti si fa lo stesso mercato della A e della B con gente che comincia da una parte e finisce anche nel corso della stessa stagione in un'altra società.
UMBERTO NICOLAI- Pensiamo che i ragazzi di vent'anni di quei tempi erano un'altra faccenda rispetto a oggi. I ragazzi anche quelli che non giocano si fanno tutte le loro esperienze, ma è chiaro che rispetto a noi vivono una realtà lontana anni luce. Pensate a uno di vent'anni che viene strapagato con il taglio mentale di un giovane di oggi: si creano dei mostri. Guardate Balotelli che è un grandissimo calciatore ma che sicuramente non è mai stato aiutato a crescere mentalmente; al calcio interessa solo la parte bassa dell'uomo quella che fa gol, non gliene frega niente a nessuno di capire che testa ha un ragazzo. Una volta i giocatori restavano in società anni e anni e rifiutavano di andare al Milan o alla Juventus e così diventavano bandiere. Oggi è impensabile, tutti i ragionamenti seguono altri percorsi, ci sono i procuratori, ci sono gli interessi e qualsiasi ragionamento passa per l'ingaggio e per gli equilibri tra grandi società quando si tratta di spostare un giocatore da un club ad un altro.
ALBERTO CERIONI- Mi ricordo l'agenda di lavoro di Donina che non stava fermo un minuto nella giornata. Lo spiegava lui stesso: valgo poco, se non corro non giocherò mai. E difatti ha corso come un pazzo per anni, poi è arrivato Guidetti e naturalmente è stato sostituito dal valore diverso, però...
GIOVANNI ALI'- Il fatto che i ragazzi entrino in crisi per gli insuccessi rafforza ancora di più la nostra tesi secondo cui bisogna avere più di una squadra per ogni categoria,. Nel mini non ci sono selezioni, fino ai 14 anni giocano tutti senza problemi. Dopo si creano più squadre per fascia di età perché tutti devono poter continuare l'attività e la base deve essere il più larga possibile; nell'ultimo concentramento abbiamo messo in campo tre squadre per ogni categoria; salendo dai 14 ai 20 abbiamo due squadre per ciascuna categoria,. Questo dobbiamo fare per salvare la voglia di stare assieme dei ragazzi e senza deluderli.
FEDERICO FORMISANO- Torno al tema del quando eravamo campioni. C'erano i giocatori bandiera che restavano a oltranza: Savoini Volpato Menti Campana Mimmo Di Carlo, Lopez e così via; erano giocatori attaccati alla società e preferivano stare qui. Una delle cose venute a mancare è il riferimento a personaggi di questo genere. Gorlin Pollini e Peruzzo, per tornare alla pallacanestro, sono state tre ragazze che hanno rivestito proprio questo ruolo. Per anni sempre qui e una identificazione vera anche da parte della gente che seguiva il basket. Oggi il Vicenza ha Martinelli che è qui da quattro anni ed è il caso, l'unico, il massimo pensabile attualmente e peraltro paragonabile appena a quelli del tempo passato. Forse l'ultimo da questo punto di vista è stato Schwoch, ma stiamo parlando di un altro caso isolatissimo. E questa è la realtà, non è che si possa cambiarla.
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