martedì 21 dicembre 2010

Viaggio in America. Seconda Puntata

L'arrivo a Salt Lake

L'aereo tocca terra con quasi mezzora di anticipo, alle quattordici ora locale, alle ventidue ore italiane.
I controlli allo sbarco sono molto minuziosi, il che è comprensibile. Un pò meno quando vieni da 15 ore di aereo e da una giornata in giro per il mondo.
Devi avere il Passaporto, un modulo per la Dogana consegnato e compilato in aereo e l'ESTA uno stampato con il quale si dichiara il luogo di residenza negli States, la durata del viaggio, ecc.
Un momento di divertito imbarazzo, sopratutto per il mio inglese so and so, è quando il poliziotto americano (ma li trovano tutti qua questi marcantoni alti un metro e novanta, con le spalle ad armadio ??) mi chiede il motivo della visita. Più che altro lo intuisco perchè mi chiede se sono qui per "holiday" (vacanza).
Gli rispondo che sono qui perchè "my daughter live here" (mia figlia vive qui..)
Dal suo sguardo divertito intuisco che la mia pronucia non è proprio adeguata...
Mi prende le impronte a tutto il palmo e al pollice di ambedue le mani e mi fotografa. Sorrido per convenienza.
Finalmente sono all'uscita dove arriva mia figlia con il suo boy friend. E' la prima volta che la nostra separazione dura sei mesi. E lei si commuove. E un pò anch'io.
Però entrambi siamo felici e io dimentico in un attimo stanchezza e ogni problema. Ricordo che nel mio precedente viaggio negli States (anno 1994 Campionati del Mondo di calcio, New York e Washington) ero stato istruito sul problema del fuso. Meglio resistere il più a lungo possibile prima di andare a letto, così ti abituerai prima al jet-lag.
E per questo che propongo ai ragazzi di accompagnarmi da qualche parte a far passare un pò di tempo. Fuori da Salt Lake esiste un centro commerciale di dimensioni incredibili: si chiama Jordan landing. E' disposto su una superfice di due chilometri, con 130.000 metri quadrati di negozi e 1200 unità: le Piramidi al loro confronto sembrano un  vecchio emporio di periferia!
Comincio ad avere una sensazione che mi rimarrà anche nei giorni successivi: quella dell'estensione territoriale praticamente infinità e della disponibilità di spazi che caratterizza questa regione degli States.
L'Utah  è uno Stato con enormi praterie non coltivate, con un allevamento allo stato brado di cavalli e altri animali. Le  famiglie vivono in abitazioni ad un piano abbastanza semplici, con molto spazio verde a disposizione. Girano quasi tutti con Pick-up o un Suv di costruzione rigorosamente Yankee: Chevrolet, Ford, Dodge, ecc.
Il traffico è abbastanza intenso visto che siamo nell'ora di punta del Sabato pomeriggio che precede il Natale. Ma è ordinato: nelle vie interne al mega centro agli incroci ci sono delle indicazioni di stop che vengono puntualmente e quasi esageratamente rispettati, al punto che le macchine si fermano anche quando all'orizzonte non compare nessuna altra vettura.
Nel primo negozio di abbigliamento alla Cassa c'è un'ordinata fila di persone in attesa; ci vorranno almeno venti minuti per arrivare alla meta.
Nel secondo negozio un grande megastore di elettrodomestici e prodotti informatici, faccio la prima verifica dei prezzi. E facendo due conti con il cambio mi rendo conto che per noi la convenienza c'è; eccome.
Il modello base dell'IPAD, ad esempio, che in Italia costa attorno ai 499 euro qui costa esattamente 499 dollari ma con il cambio attuale si risparmia un buon quarto del prezzo. Ovviamente bisogna sempre fare il conto con le tasse che vanno aggiunte ad ogni articolo acquistato ma il carico fiscale si aggira sul 6% e la convenienza rimane.
Guardo i prezzi delle macchine fotografiche e mi accorgo che sono sicuramente più abordabili che da noi.
Giulia e Richard mi accompagnano poi in un Ristorante della catena Famous Daves: sono le sedici e trenta e
alla domanda se la cucina sia ancora aperta, mi rispondono che qui non ci sono orari per mangiare. E infatti nel locale ci sono decine di persone intante a trangugiare porzioni esagerate di patate fritte, di costine, di pollo fritto, di pannocchie di mais, di corn bread (muffin non dolci), inaffiati da poderose birre e da bicchieroni di acqua naturale con ghiaccio.
Il costo del pranzo non è affatto esagerato a differenza delle porzioni monumentali dei piatti unici.
Alle diciotto partiamo per rientrare nel piccolo paese dove risiedono Richard e Giulia. La località è quasi ad un ora di macchina da Salt Lake City. E abbastanza isolata nel paesaggio rurale.
Mentre la macchina percorre i saliscendi vicino al Lago Salato, le palpebre del viaggiatore cedono di schianto e mi addormento stremato da una veglia lunghissima e da un viaggio estenuante.
Scritto direttamente sul blog. (perdonate refusi e ripetizioni)

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