giovedì 18 novembre 2010

D'Alpaos: sono anni che si conoscono le cause e i rimedi.

16 novembre 2010


Maltempo: professor D'Alpaos a commissione, alluvione era prevedibile
L'alluvione e i danni causati dall'esondazione del Bacchiglione e degli altri fiumi veneti all'inizio di novembre erano prevedibili e l'allarme si poteva dare con anticipo. Lo ha spiegato l'ingegner Luigi D'Alpaos, docente di idrodinamica all'Università di Padova, ai consiglieri regionali della commissione Ambiente di palazzo Ferro-Fini, presieduta da Nicola Finco (Lega). La commissione ha voluto infatti confrontarsi con uno dei massimi esperti di idraulica e profondo conoscitore dei fiumi veneti e della laguna, per capire la portata dell'alluvione che ha sconvolto il Veneto centrale l'1 e 2 novembre scorso, le sue cause e i possibili rimedi. D'Alpaos, che si occupa di queste problematiche dal 1967 e ha partecipato ai lavori della commissione De Marchi costituita dopo l'alluvione del 1966 per prevenire simili calamità, ha fatto sintesi dei tanti e ripetuti allarmi lanciati dal suo istituto sulla sicurezza idraulica del territorio veneto. "I problemi sono noti - ha spiegato il docente - a partire dall'insufficiente portata idraulica di tutti i grandi fiumi veneti, dalla precarietà della rete idrica minore dei canali e degli scoli e dall'urbanizzazione massiccia e incontrollata del territorio". "L'alluvione di due settimane fa - ha chiarito - non è stata paragonabile per piovosità e intensità di precipitazioni con quella più grave del 1966, né sono stati determinanti lo scioglimento delle nevi e il concomitante vento di scirocco. E' solo il frutto inevitabile di quarant'anni di politiche sbagliate e di una sistematica incomunicabilità tra università e istituzioni territoriali, tra Dipartimento di ingegneria idraulica da un lato e Regione ed enti locali dall'altro". Il dipartimento di Padova, infatti - ha spiegato D'Alpaos - ha sviluppato e perfezionato accurati modelli matematici che, partendo dalle previsioni meteorologiche elaborate dai maggiori centri europei (svizzeri e serbi) simula con largo anticipo (da uno a quattro giorni) le quote idrometriche massime dei singoli fiumi, prevedendo quindi l'onda di piena e la sua propagazione a valle. "E anche di fronte ad un evento imprevedibile com'è stata la rottura dell'argine del Roncajette - ha aggiunto il docente universitario - noi eravamo in grado di prevedere con assoluta certezza che nel giro di dieci ore l'esondazione sarebbe arrivata a Bovolenta con un'ondata alta circa un metro e mezzo. Ci sono studi elaborati da me e dal professor Rinaldo, e consegnati alla Regione anni fa, che ne danno prova". Ciò che è mancato sinora e che ha aggravato l'emergenza di questi giorni - ha concluso l'ingegner D'Alpaos - è la collaborazione diretta tra centri di ricerca universitaria e istituzioni che dovrebbero presidiare il territorio. Quanto agli interventi per porre in sicurezza il territorio veneto ed evitare il rischio di piene ed esondazioni, D'Alpaos ha riepilogato alla commissione le soluzioni indicate più di quarant'anni fa dalla commissione De Marchi: creare invasi temporanei e casse di espansione lungo il corso dei fiumi e intervenire localmente per la manutenzione del letto, "purché l'obiettivo - ha sottolineato - sia la messa in sicurezza del corso d'acqua e non la messa in sicurezza degli interessi economici di qualche impresa". All'elenco dei bacini di accumulo e delle casse di espansione da realizzare nel tratto a monte dei principali fiumi veneti D'Alpaos ha aggiunto anche il completamento dell'idrovia Padova-Venezia come opera "polifunzionale" che possa fungere da canale scolmatore sia del Bacchiglione che del Brenta, da via di comunicazione acquea e da vettore di sedimenti e di acque dolci a difesa della morfologia della laguna di Venezia.

In sostanza sono quarant'anni che si conoscono i rimedi. Perchè non è stato fatto poco o nulla ??

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