mercoledì 17 novembre 2010

MAI PIU'

Ponte Pusterla
Questo è il testo dell'intervento che ho fatto in Consiglio Comunale lunedì 15 c.m.

Martedì 2 Novembre il 20% del territorio di Vicenza risultava sommerso dall’acqua. Circa 150.000 mq di territorio cittadino. Più di mille negozi, quasi 200 attività artigianali, 30 industrie, numerose scuole, chilometri di strade. 3500 utenze AIM risultavano non funzionanti. In alcuni punti l’acqua toccava il metro e mezzo di altezza, in molti punti superava il livello del 1966.

Venerdì 5 rimanevano chiuse al traffico solo pochissime vie. Nella stessa giornata sono state riaperte quasi tutte le scuole alluvionate: solo in tre casi si è ricorsi allo spostamento degli alunni su altri plessi e si è ricorso ai doppi turni. Tutte le utenze risultavano ripristinate, con pochissime eccezioni. In tre giorni Vicenza è ritornata ad essere una città normale. Sconvolta ed affranta ma normale.

Questo grazie alla collaborazione di 30 militari, di 100 volontari extra cittadini della Protezione Civili, di un paio di squadre di Vigili del Fuoco, ma soprattutto grazie a quasi tremila volontari, giovani, studenti, extracomunitari, pensionati, cittadini qualunque. A cui noi dobbiamo rivolgere un grande ringraziamento. Grazie ai nostri Vigili del Fuoco, ai nostri volontari della Protezione Civile, ai Vigili Urbani, alla polizia e ai Carabinieri. Anche loro meritano un plauso significativo e grato.

Quasi tutte le famiglie interessate al fenomeno sono state raggiunte da una chiamata dei servizi sociali e dei consiglieri comunali della commissione sociale del presidente Corradi (Balbi. Guaiti, Capitanio, Baccarin, ecc.) che si sono prestati a chiamare decine e decine di persone, per chiedere la stima dei danni, per portare una parola di incoraggiamento, per proporre soluzioni ai problemi presentati.

In tre giorni sono stati rimossi dalle strade di Vicenza 2200 tonnellate di rifiuti, contro una media giornaliera di 90 tonnellate al giorno. Si è toccata la punta massima di 500 tonnellate in un solo giorno pari a 6 volte la quantità media giornaliera. In due giorni il Ponte Pusterla è stato imbragato e reso transitabile ai pedoni e ai ciclisti.

Credo che sia stato il più significativo esempio di come una città possa uscire dall’emergenza nel tempo più celere previsto. Senza grandi aiuti. Al presidente del Consiglio che ha affermato che su Vicenza sono intervenute 5000 persone da altre realtà chiederei di documentarsi meglio prima di fare affermazioni azzardate. Le persone intervenute su Vicenza a cui, peraltro, va il doveroso e sentito ringraziamento della città sono state meno di duecento.

La percezione della positività con cui si è reagito all'alluvione è palese. Do un dato che mi sembra significativo: il Giornale di Vicenza nell’ultima settimana ha pubblicato un centinaio di lettere sull'evento: una buona parte di queste è stata di ringraziamento, sottolineando in particolare l’azione svolta dai giovani, molti si sono chiesti le cause, hanno guardato soprattutto al dissesto del ns territorio, hanno polemizzato con i media (soprattutto televisivi) che hanno messo davanti ai problemi dei veneti altre notizie meno importanti, hanno proposto aiuti; le lettere di critica nei confronti dell’Amministrazione Comunale sono state pochissime ed in alcuni evidenti casi strumentali.

Sono arrivati numerosi messaggi (ho dato lettura di alcuni dei messaggi pubblicati anche su questo blog)

Dobbiamo lasciare alla Magistratura di svolgere la sua azione in piena autonomia e libertà, ma credo che la Relazione del Sindaco e i documenti su cui questa si appoggia siano di una chiarezza lapalissiana e cristallina: capisco la posizione delle minoranze nel gioco delle parti, ma trovo che mai come in questa occasione le loro voci siano completamente stonate e fuori dal coro. Non li abbiamo visti laddove la loro presenza sarebbe stato utile, li abbiamo sentito solo rivolgere critiche sterili e prive di reali giustificazione.


Non abbiamo mai inteso, mettere la testa sotto la sabbia e nascondere manchevolezze se ce ne sono state.

Le immagini che abbiamo visto di persona, quelle riprodotte nei giornali, in molti siti internet, nei social network, rimbalzate in tutto il mondo ci hanno colpito tutti.

Mai come in questa occasione, credo, un consigliere comunale, un amministratore locale ha preso consapevolezza della responsabilità che grava su di lui. Di fronte all’impotenza delle persone, di fronte al pianto di giovani ed anziani, di fronte alla rovina, molti si sono ritrovati soli con la loro coscienza e si sono chiesti “Abbiamo fatto veramente tutto quello che era nelle nostre possibilità perché questo non avvenisse? ” Nessuno può essere esente da questa domanda, né chi è al governo della città e ha la responsabilità diretta in questa fase, né chi al governo della città è stato ed ha permesso scempi grandissimi; non è esente il legislatore nazionale che ha tagliato i fondi per la manutenzione, né quello regionale che ha ritardato l’assunzione di provvedimenti. Non sono esenti dal sentirsi responsabili gli Organismi che avrebbero dovuto vigilare e non lo hanno fatto o lo hanno fatto con gravi ritardi.



FIUMI NON CURATI

Pochi giorni prima dell’alluvione del primo novembre, il telegiornale locale di TVA Vicenza, ha evidenziato in un servizio che non erano stati effettuati i consueti interventi di bonifica dei fiumi a seguito di tagli radicali imposti al Magistrato alle Acque e ai Consorzi di Bonifica della nostra provincia; ho sentito persone esperte del problema affermare che l’alveo del fiume Bacchiglione, in molti punti è superiore di un metro e mezzo al livello del 1966.

Ma altrettanto responsabilità è di chi ha permesso che venissero costruite case a pochi metri dai fiumi, garage interrati sotto il livello degli stessi.

CASSE DI ESPANSIONE

dopo anni e anni di dibattiti e promesse non sono state ancora realizzate le casse di espansione a Nord della città da anni previste dagli Studi del Magistrato alle Acque e dalla Regione Veneto e di cui non sono nemmeno state eseguite le necessarie progettazioni; C’è un documento della Regione che dice:

L'area metropolitana di Vicenza, come noto, è storicamente interessata da estesi e frequenti allagamenti che hanno evidenziato la fragilità di un territorio altamente urbanizzato con importanti attività artigianali ed industriali per l'economia regionale veneta. Negli ultimi decenni tali fenomeni alluvionali si sono intensificati, causa anche le mutate manifestazioni meteoriche di forte intensità ed in brevi periodi, la Regione Veneto, in attuazione del trasferimento delle competenze dallo Stato in base al decreto legislativo 112/1998 ha ritenuto che la risoluzione delle problematiche in argomento fosse di primaria importanza per lo sviluppo di tale area, nonché per la sicurezza e salvaguardia della popolazione ivi residente.


A tale proposito, riprendendo gli studi già effettuati dall'allora competente Magistrato alle Acque, la Giunta Regionale ha affidato nel 2001 un incarico per la redazione di uno "studio per la verifica e comparazione tecnico - amministrativa ed economica delle ipotesi di intervento e individuazione della soluzione ottimale per la sistemazione idraulica dell'area metropolitana di Vicenza";


Tale studio, redatto da Beta Studio srl di Ponte S. Nicolò (PD), ha evidenziato la necessità di realizzare tre casse di espansione nell'area a nord di Vicenza, indicando, altresì, che l'intervento che comporta un maggior beneficio per la sicurezza idraulica dell'area metropolitana di Vicenza è quello afferente la cassa di espansione sul torrente Timonchio in Comune di Caldogno, in quanto le opere su tale invaso sono realizzabili per stralci funzionali che, non appena conclusi, comportano benefici immediati per la sicurezza idraulica dell'area in parola.


Sono in molti, tecnici ed amministratori a sostenere che la realizzazione della Cassa di Espansione prevista dallo Studio del 2001 avrebbe scongiurato le conseguenze più gravi dell’alluvione che ha così duramente colpito il territorio di Vicenza e Caldogno.

POTENZIAMENTO E MODERNIZZAZIONE DEGLI ORGANISMI PREPOSTI AD ALLERTARE I CITTADINI (Centro funzionale decentrato della Regione, ecc)

La responsabilità di chi avrebbe dovuto prevedere ed avvertire è sempre più evidente. Chi aveva il compito di valutare le reali condizioni atmosferiche non è stato in grado di prevedere fenomeni così gravi e di dare il modo di preallertare i cittadini delle zone soggette ad esondazione;

C’è un interessante dibattito sviluppato sulla stampa locale da cui emerge che un enorme quantità di precipitazione è caduta soprattutto nella zona montuosa. Tali dati non erano rilevabili dalla città. “Le segnaliamo il testo del decreto della Regione, firmato il 2 novembre dal governatore Luca Zaia, che dichiara lo “stato di crisi”, cui ha fatto seguito poi il decreto del Governo. Il decreto riporta questi dati: “I quantitativi cumulati dall'inizio dell'evento indicativamente sono stati: 15-50 millimetri sulla pianura meridionale e sulla costa; 30-100 millimetri sulla pianura centro-settentrionale e sulle Dolomiti settentrionali con locali massimi di di 75-125 millimetri; 150-400 millimetri su gran parte delle zone montane (Dolomiti meridionali e Prealpi) e pedemontane, con massimi di: 482 millimetri nella Valle di Seren del Grappa, ecc.”

Solo un organismo regionale può avere la chiara percezione di quello che sta accadendo in tempo reale.


INTERVENTI ECONOMICI

i gravi danni subiti dalla nostra Città non possono essere sanati con interventi a carico di un bilancio comunale, già ridimensionato dai tagli imposti dal Governo nazionale e soggetto a misure di contenimento previste dal Patto di Stabilità, ma necessita di fondi speciali che possano indennizzare non solo il Comune e gli Enti danneggiati, ma ristorare anche i gravissimi danni sopportati dai privati cittadini di Vicenza.

Quella fornita dai tecnici della Regione – ha affermato il consigliere regionale del PD Fracasso – è forse la prima stima sul fabbisogno di risorse per il capitolo della prevenzione e della sicurezza idraulica. Oggi la priorità è portare a casa le risorse per rimborsare i danni subiti dal Veneto. Ma da domani sarà altrettanto importante affrontare il capitolo, forse troppo trascurato in passato, della prevenzione attiva dei rischi di alluvione e della cura della sicurezza idraulica”.

Considerando – conclude il consigliere – anche la laminazione Chiampo, il fabbisogno finanziario cresce a 96 milioni di euro, ma gli interventi sul Timonchio e sul Guà, che richiedono “solamente” altri 18 milioni di euro, riguardano progetti che hanno già superato l’esame della VIA. Sono quindi i più urgenti da sbloccare.

Quali sono le domande che un cittadino si è posto in questa grave circostanza:
- perché questo è successo e poteva essere fatto qualcosa per evitarlo ?
- chi dovrà ripagare i danni e quali saranno le modalità per ottenere i rimborsi ?
- questo fatto si verificherà ancora?

Alla prima domanda possiamo rispondere in vari modi. Ho letto il commento di un giovane su Facebook il quale rispondendo alle varie tesi sostenute, diceva “alla fine la cosa più stucchevole è vedere che i nostri amministratori giocano solo allo scaricabarile” In questo tipo di situazione è assolutamente normale che la minoranza accusi l'Amministrazione di non aver svolto fin in fondo il suo ruolo e che la maggioranza guardi alle manchevolezze di altri.

Alla seconda domanda ci auguriamo di poter rispondere in tempi rapidi. Con equanimità e senso di responsabilità.

Ma è la terza domanda quella più impegnativa. Alla terza domanda non possiamo rispondere con faciloneria; non possiamo limitarci a dire che il calcolo delle probabilità assegna una possibilità statistica di vedere il ripetersi di questo fenomeno fra 50 anni.

Le persone vogliono essere tranquillizzate. A questa domanda noi dobbiamo rispondere “mai più” che deve essere il vero slogan di questa discussione. Mai più perché avremo attuato in tempi rapidi tutte le misure che si saranno rese necessarie.

Mai più perché saremo intervenuti sugli alvei dei fiumi, mai più perché avremo dei bacini di espansione, mai più perché chi vigila sulle nostre sicurezze sarà dotato di mezzi moderni ed efficienti e avrà stabilito protocolli rigidi per informare ed avvertire, non probabili come certe telefonate forse fatte e forse no e i fax inviati ad uffici chiusi.

E qui che scatta la vera azione politica, la collaborazione fra le parti, l’azione condivisa di tutti. Ci aspettiamo che la fase delle polemiche lasci lo spazio a quella dei ragionamenti e della collaborazione fra soggetti diversi. E siamo convinti che solo così Vicenza potrà uscire definitivamente da una pesante situazione di incertezza e di ansia.


Potete vedere l'intervento, a cui ho apportato numerose integrazioni e variazioni su http://www.comune.vicenza.it/ente/amministrazione/archiviovideo/2010/15novembre2010.php

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