giovedì 28 ottobre 2010

REALTA' VICENTINA COMPIE VENTI ANNI

La prima copertina di Realtà Vicentina (Ottobre 1990)

Venti anni fa Vicenza non era molto diversa da oggi. Nella primavera di quell’anno si erano tenute le elezioni amministrative ed era stato eletto sindaco Achille Variati. La Democrazia Cristiana di cui Variati era esponente, poteva contare su un gruppo consiliare di ventuno consiglieri comunali (su cinquanta consiglieri che sedevano in Sala Bernarda). Variati aveva già un accordo blindato in tasca con l’onorevole Lia Sartori, socialista la quale gli portava in dote gli otto consiglieri eletti nella fila del PSI. L’accordo di governo della città prevedeva anche l’appoggio dei socialdemocratici (un consigliere) dei liberali (rappresentati da Manuela Dal Lago) e dei repubblicani. In funzione dello stretto accordo DC-Psi, Mario Giulianati veniva eletto Vicesindaco.


All’opposizione stavano i missini con Collese e Assirelli, i comunisti di Luca Romano, i verdi del duo Giuliari-Bressan.

A Gennaio era mancato Mariano Rumor lasciando la DC vicentina priva di un fondamentale punto di riferimento e la lotta fra le anime rumoriane, dorotea e morotea del partito era molto serrata. Nel partito lo scontro forte era fra Variati sostenuto dai rumoriani e Riva, riferimento dell’area bisagliana, i cui leader provinciali era l’avvocato Dal Maso e il presidente della Provincia, Pandolfo.

Il Vescovo era Pietro Nonis che era subentrato da un paio d’anni a Mons. Arnaldo Onisto. Il Prefetto, il dottor Sergio Porena, veniva considerato un gentiluomo vecchio stampo, grande amico di Mariano Rumor.

Il Giornale di Vicenza era diretto da Mino Allione e dominava dall’alto sul panorama giornalistico cittadino. Il Gazzettino si era già ritirato nell’area bassanese e i vari settimanali duravano lo spazio di un mattino.

In questo clima nacque e si sviluppò l’idea forte di Sandro Mazzarol di creare un mensile di opinione e di costume, sganciato da qualunque riferimento politico e in grado di inserirsi nel panorama informativo vicentino. Mazzarol aveva riunito a Torri di Quartesolo alcune belle intelligenze di quel periodo: personaggi politici, poeti e scrittori, giornalisti. Sandro chiese a me di fare il direttore responsabile del mensile ed iniziò l’avventura.

Ad Ottobre del 1990 uscì il primo numero.

Ricordo ancora la bellissima sensazione di trovarsi a casa di Sandro per il momento magico dell’arrivo dalla tipografia: guardavamo quel giornale in bella carta patinata, orgogliosi e soddisfatti. Sono rimasto alcuni anni alla direzione del Giornale. Poi ho lasciato per i miei impegni politici e sportivi, ma ho sempre accolto con gioia il momento dell’arrivo del plico postale.

Realtà Vicentina è riuscita a crearsi, in questi anni, un suo spazio: di opinione, attraverso editoriali spesso pungenti ed acuti di Sandro, di cultura, attraverso i mille racconti e le poesie, di riferimento al territorio, con i reportage dai centri spesso dimenticati, con ricostruzioni fedeli di situazioni tralasciate dal tempo e dal disinteresse.

Sono trascorsi vent’anni. Penso sia un piccolo record di cui Sandro deve andare fiero: in questo lasso di tempo sono nati mezzi informativi, alcuni sostenuti da forti capitali, altri basati su principi cooperativistici (ricordo il caso di Vicenza ABC). Oggi quasi tutti non esistono più, inghiottiti dal dimenticatoio, soprafatti dalle dispute o dai problemi di natura economica.

Se pensiamo che Realtà Vicentina è vissuta con l’apporto degli abbonati e grazie all’incrollabile volontà del suo redattore, non possiamo che considerarlo un piccolo miracolo vicentino. E per quel poco che abbiamo fatto, andarne, anche noi, un po’fieri!
Federico Formisano


Il primo editoriale


LA CRISI DEI VALORI di Federico Formisano L'anno 1990 sarà sicuramente ricordato come l'anno dei suicidi; centinaia di giovani hanno scelto di morire all'interno delle loro automobili trasformate in improvvisate camere a gas, senza un'apparente logica e senza lasciare spiegazioni al loro gesto. Ed altre centinaia di giovani hanno dato un brusco addio a questa vita in incidenti spaventosi accaduti il più delle volte a ore piccolissime; dopo serate e nottate trascorse in discoteca, i giovani sovraeccitati dalla musica, dall'alcol e forse anche dalla droga, si sono gettati a capofitto sulle strade del ritorno a casa, sfidando senza alcuna paura e titubanza la morte sul filo dei duecento chilometri all'ora. In alcune situazioni è stato riferito che le auto venivano deliberatamente lanciate attraverso incroci molto trafficati per provare la forte emozione di giungere indenni sulla sponda sicura: la vita giocata ad una roulette russa assai inusuale. Il bollettino di guerra dei giovani morti prima ancora di approdare alla vita, si arricchisce dei decessi per overdose e per AIDS: la noia, la solitudine e l'emarginazione portano al triste viaggio del non ritorno, prima lo spinello, poi il buco, quindi il buio. Chi ha cercato di indagare sulle cause di questi accadimenti ha sempre concluso che il motivo principale deve ricercarsi nella mancanza di motivazioni, nella totale, sconvolgente assenza di valori a cui ricondurre il filo logico della loro vita. I giovani, si è detto, non credono più in nulla, sono superficiali, ottengono tutto, il necessario ed il superfluo, con irrisoria facilità, hanno perso il senso dell'amore e della solidarietà. RESPONSABILITA’ DEGLI ADULTI Una volta analizzata questa realtà ci chiederemo se in questi atteggiamenti dei giovani vi sia stata anche una responsabilità degli adulti. È facile infatti notare che i primi problemi dei giovani nascono all'interno della famiglia. Entrambi i genitori spesso sono molto assorbiti dalla loro occupazione; l'attenzione che dedicano ai figli è quasi sempre limitata e superficiale, il loro coinvolgimento nei problemi dei ragazzi pressoché‚ nullo. I genitori si ritengono moralmente appagati perché‚ coprono tutti i bisogni dei loro figli; Ma ciò ha fatto mancare ai giovani la soddisfazione di ritagliarsi da soli il proprio posticino nella società. E inoltre la nostra generazione di genitori, quarantenni e trentenni ha un'altra responsabilità nei confronti dei giovani: consumando la crisi dei partiti e dei sindacati tradizionali, inneggiando ai COBAS del sindacato e della politica, abbiamo creato una mentalità incentrata sull'egoismo e sull'individualismo, di cui i primi a pagare le conseguenze sono stati i più deboli, i giovani appunto. L'ATTEGGIAMENTO DEI GIOVANI VERSO LA POLITICA È troppo facile liquidare l'atteggiamento dei giovani verso la politica come irresponsabile e superficiale; se è vero che oggi i ragazzi scioperano ogni sabato da quando è iniziata la Scuola per le motivazioni più stupide e più demenziali (dalla lotta al caro panino, si passa con grande noncuranza all'adesione alla lotta del popolo palestinese) è anche vero che noi adulti non siamo riusciti a trasmettere loro il grande valore delle lotte studentesche e delle conquiste, non solo di piazza, di anni celebrati, troppo sbrigativamente, come “anni caldi”, “anni di piombo”, “anni di rivoluzioni”. L'ATTEGGIAMENTO DEI PARTITI VERSO I GIOVANI Infine vorremmo occuparci in questo e nei numeri successivi dell'analisi sull'atteggiamento dei partiti verso i giovani: vengono ricercati e blanditi da tutti al momento delle elezioni o della campagna di tesseramento, ma poi il loro coinvolgimento è marginale ed episodico. A questa logica non si sottrae il partito della Democrazia Cristiana. I pochi giovani che si avvicinano al partito vengono subito inglobati nelle correnti e quelli che rifiutano la logica correntizia, o lasciano il partito o vengono destinati ad un limbo di inattività e di aridità politica. Eppure la Democrazia Cristiana si è sempre presentata come il partito dei valori per antonomasia. Si riuscirà in un prossimo futuro a rilanciare in questo partito il ruolo propositivo della base, la discussione politica come metodo, il superamento della logica dei centri di potere? Saprà questo partito leggere nei segnali dell'elettorato, sempre più stanco e disinnamorato, la volontà di un rinnovamento che non sia solo di facciata? E saprà la DC riformulare una politica per i giovani, che sia centrata sul richiamo ai valori forti della cultura e della civiltà, su una solidarietà reale e non di facciata, su una presenza più incisiva e più da protagonista del giovane nella società, nell'ambiente, negli affetti e nel lavoro?

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