venerdì 14 maggio 2010

BORSA SU, BORSA GIU'. E si annunciano sacrifici per tutti

Lunedi è stata una buona giornata per le Borse Europee; hanno guadagnato parecchio e Milano ha chiuso con un risultato di grande sostanza.
Si è subito collegato questo risultato al Piano anti crisi varato dalla Commissione Europea nella notte fra domenica e lunedì.
In un giorno le Borse Europee hanno recuperato 350 miliardi di capitalizzazione. Quella italiana da sola 40 miliardi.
Ovviamente la soddisfazione è stata grande e legittima per tutti: il presidente Napolitano ha parlato di successo della politica italiana.
Berlusconi ha attribuito a sè e la Ministro Tremonti il merito di un risultato così sorprendente.

Ma oggi lo scenario è completamente diverso, dopo la chiusura contrastata di ieri e qualche incertezza nelle giornate precedenti, oggi è stata una giornata negativa per le Borse Europee. E particolarmente pesante è stata la situazione di Piazza Affari che, sta chiudendo con un ribasso del 5%.
Nel frattempo l'euro scende ai minimi da 14 mesi, cioè dal marzo del 2009, sotto quota 1,25 dollari.

Scrive il Corriere della Sera:

Vanno a picco le principali Borse europee: le preoccupazioni per le finanze di molti Paesi del Vecchio Continente fanno precipitare i listini, soprattutto a Milano e a Madrid. E anche l'euro continua a perdere terreno sul dollaro, scendendo sotto la soglia di 1,24 rispetto al biglietto verde: la moneta unica passa di mano a 1,2387, dopo aver toccato un minimo da 18 mesi di 1,2367 dollari. A Piazza Affari l'indice Ftse-Mib perde il 5,26%, Madrid cede il 6,64%, dopo aver lasciato sul terreno oltre il 7%. A Londra l'indice Ftse 100 segna -3,14%, a Francoforte il Dax cala del 3,12% e a Parigi il Cac 40 scende del 4,59%. Giù del 4,1% Atene e del 4,27% Lisbona.

WALL STREET - Le difficoltà sui mercati del Vecchio Continente si riverberano su Wall Street, che apre in calo nonostante i buoni dati Usa su vendite al dettaglio e produzione industriale. Il Dow Jones cede l'1,80% a 10.592,50 punti, il Nasdaq cede il 2,51% a 2.335,11 punti, e lo S&P 500 scende del 2,14% a 1.132,63 punti.


LA REPUBBLICA DI OGGI PARLA DI SACRIFICI PER TUTTI

La sorpresa dell'ultima ora nel menù della maximanovra biennale da 25 miliardi si chiama "pensioni". Allo studio ci sarebbe un intervento tampone su una o due "finestre" di uscita del 2010 che cadono a luglio e a dicembre. Con il nuovo sistema a "quote" circa 100 mila dipendenti privati stanno raggiungendo "quota 95", cioè 59 anni di età e 36 di contributi. Il blocco congelerebbe la loro uscita per sei mesi o addirittura per un anno. Non è escluso che si riapra il dossier-donne: le statali hanno già subito un aumento dell'età pensionabile, mentre le lavoratrici del settore privato hanno ancora le vecchie regole. Il tam tam che corre in queste ore parla anche di un intervento sulle pensioni d'oro, o contributo di solidarietà: l'ultimo tetto fu messo dal governo Prodi a quelle pari otto volte il minimo, cioè 3.500 euro (restò in vigore per un anno). Quasi certo, invece, un intervento sulle pensioni di invalidità.

Di "congelamento" si parla anche per il pubblico impiego, comprese Regioni ed enti locali. L'intervento in questo settore sarà piuttosto rilevante: intanto il contratto di lavoro, scaduto il 31 dicembre del 2009, non sarà rinnovato. Di conseguenza si resterà nella situazione di "vacanza contrattuale" con un risparmio di circa 1 miliardo. La seconda misura è più strutturale e riguarderebbe il congelamento delle erogazioni degli aumenti retributivi dovuti al contratto nazionale e agli integrativi già esistenti: oggi una norma pone un tetto del 10 per cento alla crescita del monte salari rispetto al 2004. Questo tetto potrebbe essere drasticamente abbassato fino a zero. Naturalmente anche il rafforzamento del turn over è tra i provvedimenti che figurano nel menù della manovra.

Dal pubblico impiego il governo conta di raccogliere un miliardo ma non è escluso che la cifra sia destinata a crescere. Di fonte parlamentare è invece la notizia del blocco della erogazione delle liquidazioni degli statali: oggi lo Stato deve pagare entro tre mesi (pena gli interessi di mora). Con le misure allo studio dei tecnici il tempo di attesa potrebbe essere raddoppiato. Si parla anche del blocco degli scatti di anzianità per alcune categorie, come i magistrati e i professori universitari. Allo studio anche l'azzeramento delle risorse per l'imposta agevolata al 10 per cento sui premi di produttività.

Infine la questione fisco. Accantonata ogni possibilità di riduzione fiscale, si pensa ad una stretta sui giochi e sul lotto, vera e propria gallina dalle uova d'oro dell'erario per la grande partecipazione popolare alle scommesse. Ma soprattutto serpeggia l'idea di rimettere mano alle riposte pratiche condonistiche: si parla di una riapertura delle adesioni al vecchio concordato fiscale dopo che nel decreto incentivi, attualmente in Parlamento, già figura una sanatoria per le liti fiscali giunte in Cassazione con il pagamento del 5 per cento del dovuto. Non è escluso che spunti anche un nuovo condono edilizio oltre a una sorta di regolarizzazione per gli immobili "fantasma" identificati dall'Agenzia del Territorio. Non mancherà infine il contrasto ai paradisi fiscali e saranno inseriti nuovi controlli ai giochi soprattutto via Internet gestiti da agenzie off shore.
Avevo sentore di questa stretta dopo che ieri il Ministro Calderoli aveva proposto un taglio del 5% alle retribuzioni di parlamentari e ministri: prima indoriamo la pillola con una notizia all'apparenza gradevole, poi affondiamo colpendo gli statali e in generale i lavoratori dipendenti.
Un Governo che per mesi ha dichiarato di essere uscito prima di altri dalla crisi, che i conti dello Stato sono buoni, che non siamo nemmeno lontani parenti di Grecia, Portogallo e Spagna, che necessità ha di attuare misure così energiche e risolute?
Non è che Berlusconi e Tremonti ci stanno nascondendo una verità molto amara?
Mentre la disoccupazione cresce e dieci milioni di italiani cercano un posto di lavoro, mentre Berlusconi continua ad imbonire agli italiani la favola della diminuzione delle tasse, il paese scivola sempre più verso la povertà.

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