
Fiera, c’è il sì alla fusione ma senza il voto del PdlAntonio Trentin
Mercoledì 23 Settembre 2009 CRONACA DEL GIORNALE DI VICENZA
Gestione della Fiera e proprietà dei padiglioni riunite in un’unica società: è la scelta studiata per mesi con Provincia e Camera di commercio - promotrice della novità con il suo presidente Vittorio Mincato - che ieri sera il Comune ha approvato con un “sì” ampio, a scavalco di maggioranza e opposizioni. I favorevoli sono stati Partito democratico, Lista Variati, Vicenza capoluogo, Udc, Impegno a 360° e Lega nord.
Ma il risultato della conta consiliare è stato caratterizzato dal netto e clamoroso conflitto a distanza tra il centrodestra della sala Bernarda (contrario il Popolo della libertà e inizialmente dubbiosa la Lega con Daniele Borò) e il centrodestra di Palazzo Nievo (l’Amministrazione provinciale di Attilio Schneck è favorevole, consenso del Pdl compreso).
Una curiosità inedita ha disegnato la situazione di contrasto dentro il Pdl: Arrigo Abalti, bi-consigliere in Provincia e in Comune, da una parte aveva già detto “sì” e dall’altra ha dovuto far finta di niente e andarsene senza votare. Quanto voluto e approvato anche dalla Provincia è stato infatti giudicato una «scelta azzardata e rischiosa su un percorso che non capiamo» dal pidiellino comunale Maurizio Franzina; e una decisione tecnicamente illogica («tutte le aziende tengono separata proprietà immobiliare e gestione») dal suo collega Marco Zocca, preoccupato che per il futuro resti bloccata la sempre sperata e mai realizzata vendita ai privati della Fiera. Ipotesi del capogruppo del Pd Federico Formisano sul voto incrociato del Pdl tra un Palazzo e l’altro: «Si tratta delle conseguenze delle divisioni interne ai partiti del centrodestra e della contesa per il 2010 in Regione tra Pdl e Lega nord».
Come dire: se in Provincia il leghista Schneck è “pro”, in Comune il Pdl può mettersi “contro”.
Scaramucce partitiche a parte, ecco la sostanza. La SpA fieristica - che in realtà è l’elemento forte della coppia, visto che i soldi vengono da lì, oltre che dagli enti pubblici soci proprietari, o lì si perdono - verrà fusa per incorporazione nell’Immobiliare SpA. Lo schema dell’azionariato sarà quello assestato da tempo: 32,11% di quote a ciascuno dei tre enti e il restante 3,67% confermato alle categorie produttive (oltre a una mini-quota che resta alla Banca Popolare di Vicenza) che si erano affacciate in Fiera quindici anni fa, al momento dell’apertura a nuovi criteri operativi. L’obiettivo è rendere l’intero nuovo organismo capace di decisioni rapide e di migliori partnership, in un momento in cui la competizione con le concorrenti nazionali e estere è a un momento cruciale, e mentre soffia la crisi sul settore-clou che a Vicenza fa vivere la Fiera, quello orafo.
Su tutto questo sono d’accordo le categorie economiche attraverso la Camera di commercio e la Provincia di centrodestra, ha rilevato formisano polemizzando con Franzina e Zocca, e «non è possibile che solo in Comune nessuno capisca niente». Massimo Pecori (Udc), Fioravante Rossi (Lista Variati), Luca Balzi e Isabella Sala (Pd), Stefano Soprana (Vicenza capoluogo), Claudio Cicero e Domenico Pigato (360°) hanno appoggiato la decisione portata in discussione dall’assessore allo sviluppo economico Tommaso Ruggeri, ciascuno sollecitando specifici punti relativi a potenziamenti infrastrutturali, piani di espansione, collegamenti extra-vicentini. L’assessore ha alla fine replicato al Pdl sulla questione della più o meno teorica “pubblicizzazione-privatizzazione” della Fiera: «Non venga a parlare adesso di privatizzazione impossibile, chi per dieci anni ha governato e non ha fatto niente su questo».
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