Gilberto Muraro- 21 sett. 2009
Pubblicato su Il Piccolo , mart. 22 sett. 2009, pp. 1 e 2, con il titolo:
ATTENDENDO LA FINANZIARIA
Nessuno sa cosa uscirà nelle prossime ore dal cilindro di Tremonti in tema di Finanziaria. Il confronto diretto con le parti sociali su fiscalità e incentivi e quello, a distanza, con le Regioni ed enti locali sulla sanità e sul patto di stabilità potrebbe portare novità significative , tutte nel senso di dilatare la portata complessiva della manovra. Che tuttavia sembra destinata a restare leggera rispetto alle richieste. Tremonti si fa forza degli indirizzi di risanamento della finanza pubblica enunciati nel piano pluriennale della scorsa estate, che egli considera già allentati fino al limite. Sembra che il suo motto sia “aspetta e spera”: la crisi è mondiale e per noi si chiuderà quando ripartiranno America e Germania, senza possibilità di incidere più di tanto con le nostre azioni. E poi c’è il colpo geniale di marketing politico: il di più potrà venire dallo scudo fiscale , che egli potrà allora allargare anche al campo penale, addirittura, si dice, ai reati già individuati ma non ancora sanzionati. Un boccone amaro, che a questo punto si trasforma in carota di fronte all’affamato e rischia di essere accettato dalle parti sociali e dall’opinione pubblica come medicina inevitabile.
Che lo spazio di manovra non sia molto ampio, nessuno lo nega in presenza del nostro gigantesco debito pubblico. Ma che si possa e si debba fare ben di più, questo lo si può sostenere, chiedendo ammortizzatori sociali generalizzati, sgravi fiscali ai salari, incentivi al reinvestimento degli utili e ai settori in crisi dotati di maggiore capacità di trascinamento, e soprattutto sostegno alla finanza locale. Le Regioni devono riuscire ad arginare la spesa sanitaria; ma se gli argini sono posti a livello troppo basso, perdono in partenza la speranza e la volontà di farcela. I Comuni, ingannati sui livelli e i tempi dei rimborsi Ici, non riescono a rispettare il patto di stabilità; meno ancora ci riescono le Province, che hanno visto calare vistosamente le entrate proprie, legate al settore dell’auto. Di tutti i canali di spesa, quello della finanza locale appare il più meritevole di attenzione in tempi di crisi: perché i Comuni fanno interventi provvidenziali sul fronte assistenziale, impedendo che la crisi moltiplichi i drammi di chi sta peggio; e perché Comuni e Province sono in grado di spendere subito e bene in lavori pubblici, a differenza di quanto fa lo Stato con opere pubbliche che presentano budget impressionanti ma cantieri chiusi. Su questa linea si potrebbe anche aprire un fronte d’intervento nuovo, accelerando con contributi pubblici il “piano acqua “ che vede molti progetti di acquedotto, fognatura e depurazione pronti ma
bloccati dalla crisi , mentre necessità sociali, obblighi comunitari e opportunità anticicliche ne suggerirebbero l’accelerazione.
Auguriamoci che prevalga il coraggio: coraggio del Paese nel dire no ai misfatti eccessivi sul fronte del condono fiscale, che non deve diventare amnistia generalizzata , per quanto grave sia la situazione economica; e coraggio del Governo nel dire sì a richieste ragionevoli che possono anticipare la ripresa e alleviare il pesante fardello della disoccupazione.
mercoledì 23 settembre 2009
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