sabato 6 giugno 2009

Lavoriamo per una cultura di governo

Continuo ad esprimere una forte preoccupazione sul modo in cui nella mia parte politica, il centro sinistra, si esprime la cosiddetta “cultura di governo”.
Riprendo un’espressione che fu usata dal Ministro Santagata, dopo pochi mesi del governo Prodi; “c’è in giro un eccesso di frammentazione ed uno strano furore critico” Allora il ministro Santagata fu investito da una selva di critiche, provenienti soprattutto dall’ala massimalista dell’alleanza di governo. Ma dopo un anno da queste affermazioni il governo Prodi fu sconfitto al Senato e le dimissioni del presidente del consiglio spianarono la strada al ritorno di Berlusconi.
Nessuno, credo, sia mai andato a dire a Santagata che le sue parole erano state profetiche e che aveva ragione.
Dopo un anno di governo della città da parte del centro sinistra e del Sindaco Variati, rivedo purtroppo i sintomi dello stesso malessere e in alcuni colleghi di maggioranza un inspiegabile atteggiamento di perplessità preconcetta che sfocia nella critica legittima ma anche nella inspiegabile ansia autodistruttiva.
Sia chiaro: io non sono per la filosofia del marciare e tacere. Non sono per il fideismo totale e ho lavorato molto per costruire all’interno della maggioranza un continuo confronto fra le parti in causa: credo che di questo mi si debba dare atto.
Non penso che Sindaco ed Amministrazione abbiano bisogno solo di soldatini in grado di alzare la mano al momento del voto. I consiglieri comunali hanno tutto il diritto di chiedere giustificazioni, dettagli, spiegazioni. Sulle delibere più importanti è legittimo e anzi doveroso l’approfondimento nelle sedi della politica, all’interno dei gruppi consiliari, nei partiti, fra i cittadini. Per esempio il Partito Democratico a cui aderiscono molti dei consiglieri di maggioranza e degli Assessori e che è l’unico vero partito della coalizione, deve sapere svolgere il suo ruolo propositivo e di stimolo.
Ma da qui ad assumere comportamenti di aperta contraddizione ce ne passa. Mi preoccupa ad esempio l’atteggiamento di chi pensa a costruire gruppi trasversali interni alla maggioranza, di chi fa riunioni più o meno carbonare, di chi pensa già a future alleanze.
Nella minoranza ci sono persone che non hanno ancora digerito la scoppola di un anno fa: e nel centro destra c’erano persone che vivevano di politica, che hanno dovuto cercarsi un lavoro, ricostruirsi una vita dopo quella sconfitta. Queste persone fanno di tutto per ritornare ai posti di comando. Purtroppo non sempre i loro comportamenti sono trasparenti e sinceri. Offrire loro il fianco con atteggiamenti anomali, accettare di creare gruppi trasversali è un gravissimo errore che può minare la tenuta della maggioranza.
Tutti sanno che io provengo dal mondo dello sport: ebbene noi dobbiamo essere come una squadra di calcio, dove per ottenere un risultato è importante fare gruppo. La vittoria è determinata soprattutto dai gol fatti, ma senza chi passa la palla, senza chi fa l’oscuro lavoro del mediano, senza il portiere che è l’ultimo baluardo della squadra non si vince; così come non si vince senza un buon allenatore, un altrettanto bravo preparatore atletico, senza le riserve in grado di entrare al momento giusto della gara a dare il loro contributo. Sicuramente non si vince facendo comunella con l’avversario! E chi vuole dimostrare di essere bravo sul piano individuale senza giocare per la squadra, ottiene spesso il risultato di sparire nella mediocrità del proprio gruppo!
La cultura di governo è importante a livello nazionale come a livello locale: il primo presupposto del nuovo partito democratico, quello che forse non è ancora nato ma che si forgerà nelle difficoltà che verranno, sarà di comprendere che i personalismi non pagano e che solo facendo squadra si potrà tornare ad essere apprezzati dall’elettorato.

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