domenica 26 aprile 2009

REFERENDUM pro e contro


Giovanni Guzzetta
Dal giornale di Vicenza di Venerdì 24 Aprile 2009
Il prof. Giovanni Guzzetta è il presidente del comitato promotore dei referendum elettorali
All'Università di Roma Tor Vergata è professore ordinario di Istituzioni di diritto
pubblico alla facoltà di giurisprudenza e titolare della cattedra Jean Monnet in Costitutional Trends in European Integration.Dal 1989 al 1991 è stato presidente della Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana).Ha elaborato gli attuali
quesiti referendari ed è stato co-autore del quesito referendario sulla legge elettorale del 1991 e 1993.

Quale è la finalità dei tre quesiti referendari?
Noi vogliamo una politica semplice. I cittadini votano uno dei vari partiti. Quello che ottiene la maggioranza governa senza soggiacere al ricatto di alleati parassiti che si prendono parte del premio di maggioranza e poi minacciano la crisi di governo ogni volta che non sono d'accordo. E poi questa è una legge che fa del parlamento un collegio di nominati. Noi non possiamo eliminare le liste bloccate, ma possiamo eliminare le candidature multiple che sono ancora più indecenti. Perché in quel caso la nomina avviene addirittura dopo le elezioni, ripescando i non eletti grazie alla benevolenza dei capibastone che si sono fatti eleggere in più circoscrizioni.
Se al referendum vincessero i si l'Italia sarebbe più governabile o ci sarebbe meno pluralismo e quindi meno democrazia?
Quella del minor pluralismo a seguito del referendum è una balla bella e buona. Lo dico una volta per tutte. Se passasse il referendum tutti i partiti che oggi sono in parlamento sarebbero in parlamento. Quello che cambierebbe è che nessun partito delle coalizioni di governo potrebbe ricattare gli alleati. Non ci sarebbero stati i diktat dei Mastella e dei Giordano della scorsa legislatura nel centro-sinistra e dei Bossi e dei Maroni nel centro destra in questa. Perché oggi Bossi è il Mastella del centrodestra.
Questo referendum ha la stessa importanza di due anni fa, vista la nascita del PD e del PDL ?
Se non si consolida questo assetto con le regole chiare che verrebbero fuori dal referendum, la semplificazione com'è arrivata alle scorse elezioni se ne può riandare in qualunque momento. Basti guardare ai cento e più simboli presentati per le prossime elezioni europee. E poi il problema non è soltanto di semplificazione, è anche di stabilità. Ma ve li immaginate Obama, Sarkozy o Zapatero che vanno in televisione e dicono "io vorrei fare questa cosa per il bene del paese, ma se la faccio gli alleati mi fanno la crisi di governo e quindi non la faccio"? Beh, è quello che Berlusconi ha dovuto ammettere non più di una settimana fa di fronte al ricatto della Lega.
Fatta la legge, trovato l'inganno: non è possibile che se passa il Si i partiti si alleano solo per le elezioni e poi tornano a dividersi? E con quale faccia si presenterebbero agli elettori la volta dopo? Gli elettori vogliono semplificazione e i partiti lo sanno. Tant'è vero che sono nati il Pdl e il Pd.
La risposta sta già nella domanda.
Io credo che Berlusconi abbia l'occasione storica, anche coinvolgendo l'opposizione se essa vorrà, di cambiare profondamente le istituzioni di questo paese e renderle più moderne, più efficienti e più responsabili di fronte ai cittadini. Il referendum dà una spinta in questa direzione. Spero che Berlusconi e la politica italiana non sprechino questa occasione e non si accontentino di continuare a galleggiare.
E' più democratica una legge che assegni un premio di maggioranza alla lista che ha ottenuto più voti o una situazione in cui un partito anche piccolo ha il potere di veto? Noi abbiamo un parlamento di nominati. Pensate che spontaneamente si taglieranno le gambe da soli? Ripeto: per quale motivo dei parlamentari che non rispondono ai cittadini dovrebbero fare gli interessi dei cittadini?
E' vero che la Lega l'ha spuntata sulla data del referendum ma ha dovuto cedere sulle ronde e su altre questioni. E' la Lega che detta le condizioni o è la maggioranza che è costretta a continui compromessi? È quello che si domanda la stragrande maggioranza degli italiani.
La vittoria del si potrebbe davvero indurre il parlamento a varare una legge migliore e in cosa sarebbe migliorata (nella reitroduzione delle preferenze?)
Io credo che il quorum si raggiungerà, malgrado il tentativo di sabotarlo con questa porcheria del balletto sulla data. Ciò detto, il rischio si chiama censura. In tanti potenti cercheranno di evitare che i cittadini siano informati. Si pensi che oggi, grazie alla nostra campagna per l'abbinamento, l'80 % degli italiani conoscono questa problematica. Purtroppo, visto che del merito del referendum la televisione, soprattutto quella pubblica, parla poco, soltanto il 7% sa di cosa si tratta. Vi rendete conto?
Come può la politica giustificare i 400 milioni di euro per evitare l'election day? Certo la Lega in questi mesi è stata disposta a tradire i propri ideali di partito del risparmio, pur di difendere il proprio tornaconto di partito, ed è diventata una lega sprecona. Altro che Roma ladrona. Roma è piaciuta anche alla Lega.
Il quorum si può raggiungere votando il 21 giugno e se non si raggiungesse questo dimostrerebbe nei fatti che la questione non interessa agli italiani?Si sono inventati di tutto. Che l'abbinamento era incostituzionale. Balla. Che non si risparmiava niente. Balla. Che l'abbinamento non è stato mai fatto. Balla. La Repubblica italiana è nata con l'abbinamento di un referendum e di un'elezione politica generale.
Se si fosse votato il referendum nell'election day la Lega avrebbe davvero fatto cadere il Governo? Dopo tutto ciò, pensate che si farebbero remore a far cadere il governo?

L'on. Manuela Dal Lago (Lega nord)
è componente della commissione Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni della Camera. Laureata in scienze geologiche e insegnante di matematica, ha
coltivato una lunga passione ed esperienza politica.
Da esponente del Partito liberale è stata consigliere comunale a Vicenza. Come
rappresentante della Lega Nord è stata per 10 anni, dal 1997 al 2007, presidente
della Provincia di Vicenza. Ha ricoperto anche l'incarico di presidente della società
Autostrada Brescia-Padova fino alla sua candidatura alle elezioni politiche del 2008.

Quale è la finalità dei tre quesiti referendari?
Questo referendum da un lato vuole arrivare al bipartitismo e dall'altro vuole impedire ai leader di partito di candidarsi in più circoscrizioni quando, invece, è più che legittimo che un leader si candidi ovunque perché è lui il garante del progetto del partito che rappresenta.
Se al referendum vincessero i si l'Italia sarebbe più governabile o ci sarebbe meno pluralismo e quindi meno democrazia? Ci sarebbero certamente meno democrazia e meno pluralismo. Come già detto, i referendari vorrebbero che nel nostro Paese ci fossero solo due partiti e questo va in direzione opposta al pluralismo democratico.
Questo referendum ha la stessa importanza di due anni fa, vista la nascita del PD e del PDL ?
No, non ha la stessa importanza e mi viene da chiedere se già due anni fa ne avesse. Sono stati i cittadini, gli elettori, a semplificare il sistema partitico in Italia senza nessun bisogno degli artifici del referendum. Nel 2006 e nel 2008 si è votato con la stessa legge elettorale, eppure oggi ci sono molti meno partiti rispetto al 2006, e questo, lo voglio sottolineare, senza bisogno di alcun referendum.
strong>Fatta la legge, trovato l'inganno: non è possibile che se passa il Si i partiti si alleano solo per le elezioni e poi tornano a dividersi?
È quello che vogliono i referendari: due listoni elettorali in cui dentro ci sia di tutto e di più e questo genererebbe non una semplificazione bensì un caos politico.
E' più democratica una legge che assegni un premio di maggioranza alla lista che ha ottenuto più voti o una situazione in cui un partito anche piccolo ha il potere di veto? Calderoli la definì così perché la legge elettorale eliminava le preferenze, preferenze che però non verrebbero certo reintrodotte se passasse il referendum. Per quanto riguarda la seconda questione, oggi la situazione è ben diversa rispetto a quando c'era il Governo Prodi che aveva una maggioranza risicatissima perché in realtà non vinse le elezioni. Se vincesse il "sì" al referendum, in futuro un premier potrebbe governare con una grande maggioranza di seggi pur avendo contro metà del Paese. Sarebbe democrazia questa? Inoltre oggi non esiste il pericolo di veto e poi sono i parlamentari a far cadere il Governo, non i partiti, e perciò non c'è alcuna garanzia che il referendum migliori la situazione.
E' vero che la Lega l'ha spuntata sulla data del referendum ma ha dovuto cedere sulle ronde e su altre questioni. E' la Lega che detta le condizioni o è la maggioranza che è costretta a continui compromessi?
Le cosiddette "ronde" le ha ritirate dal decreto legge il ministro Maroni e sono presenti nel disegno di legge sulla sicurezza che sarà approvato dalla Camera prossimamente. Per quanto riguarda i Centri di identificazione ed espulsione (Cie), la maggioranza di governo ha raggiunto un accordo e ci sarà un aumento del tempo di permanenza degli immigrati in questi centri. Ma non si tratta di compromessi, sono mediazioni che in politica sono naturali.
La vittoria del si potrebbe davvero indurre il parlamento a varare una legge migliore e in cosa sarebbe migliorata (nella reitroduzione delle preferenze?)
Questo è da vedere. Quello che è certo è che il referendum non parla di preferenze e d'altronde il Pd non le vuole.
Come può la politica giustificare i 400 milioni di euro per evitare l'election day?
La cifra è di gran lunga inferiore. Inoltre occorre ricordare che in 39 anni di referendum, con 15 tornate referendarie, mai queste sono state accorpate ad altre elezioni. I referendari vogliono l'accorpamento perché, se si raggiunge il quorum, loro incasserebbero il lauto rimborso elettorale; ma questo non lo dice nessuno.
strong>Il quorum si può raggiungere votando il 21 giugno e se non si raggiungesse questo dimostrerebbe nei fatti che la questione non interessa agli italiani?
I quesiti referendari sono assai complessi e la semplificazione che ne dà il Comitato referendario è a suo uso e consumo: si cerca di imbrogliare i cittadini facendo loro credere che votando "sì" ne scaturirà una legge elettorale migliore. Ma non è così. Inoltre la Lega ha posto correttamente un problema di costituzionalità. Il fatto che mai il referendum sia stato collegato ad elezioni politiche o amministrative è proprio perché con il referendum in primo luogo si pone la questione della libera volontà del cittadino di andare a votare o meno; le elezioni, infatti, non hanno bisogno di raggiungere un quorum dei partecipanti al voto per essere valide mentre i referendum si. In realtà pretendere l'election day vuol dire imporre ai cittadini di votare i referendum anche se magari non sono interessati o se non sono preparati al riguardo.
Se si fosse votato il referendum nell'election day la Lega avrebbe davvero fatto cadere il Governo?
Ha già risposto Bossi, quella di Berlusconi è stata solo una battuta. Berlusconi ha detto quelle cose ad uso interno, per tenere l'equilibrio nel Pdl fra Forza Italia e An.

1 commento:

Federico ha detto...

Alcune considerazioni a ruota libera.
Che siano 400 milioni come dice il Comitato o meno come dice Manuela Dal Lago è sempre una porcata!
Il referendum dà un'indicazione che il Parlamento deve recepire; con l'attuale sistema italiano del referendum abrogativo di leggi o parti di leggi non è possibile fare altrimenti. E' ovvio che un Parlamento che non si comportasse secondo le indicazioni degli elettori dovrebbe essere sfiduciato dall'elettorato stesso.
Per questo motivo i partiti pensano che sia meglio evitare il referendum.
L'autoreferenzialità dei partiti è sempre più evidente ( a destra e a sinistra) è questo il vero nemico da sconfiggere!!