
Si sono concluse in queste ore le Olimpiadi di Pechino.
E il risultato complessivo ottenuto dalla rappresentativa azzurra non può che essere definito
mediocre se confrontato con quello delle ultime esibizioni.
Dal 1996 ad oggi non avevamo mai ottenuto così poche medaglie.
Il medagliere complessivo dice che i nostri atleti hanno messo al collo 35 medaglie nel 1996 ( Atlanta), 34 nel 2000 ( Sydney), 32 nel 2004 ( Atene) e 28 a Pechino.
Il risultato non entusiasmante è evidenziato dal numero di medaglie del metallo più prezioso, 8 in Cina, contro le 13 ottenute ad Atlanta e Sydney e le 10 di Atene. E dalla posizione complessiva nel medagliere, eravamo sesti ad Atlanta, settimi in Australia e ottavi nel 2004. Siamo noni in questa edizione dei giochi olimpici.
Un dato positivo è dato dalle donne che quest'anno hanno portato a casa la metà degli ori complessivi. Solo nel 2000 le nostre atlete hanno portato a casa un risultato migliore, con 6 aurei trofei.
Come al solito il medagliere italiano dipende dalla scherma ( due ori e ben cinque bronzi) dal tiro al volo ( un oro e due argenti) e da altri sport minori come la lotta, il Judo,il Pugilato, ecc.
Male invece l'atletica leggera che viene salvata dalla marcia ( Schwzer, oro e Rigaudo, bronzo) e ottiene un bilancio modesto anche rispetto ad Atene dove Baldini e Brugnetti erano saliti sul gradino più alto del podio.
Il nuoto viene salvato dalla Pellegrini e il ciclismo si deve accontentare di risultati significativi ma non appaganti completamente, con l' argento ottenuto da Rebellin e il bronzo della Guderzo. Nel bilancio da anni non entra più il ciclismo su pista che praticamente è quasi scomparso dai velodromi italiani.
Da notare che gli sport di squadra non sono andati a medaglia ( pallavolo maschile solo al quarto posto); è un risultato che deve far riflettere perchè mette in discussione quello che era sempre stato un punto di forza del nostro movimento: l'organizzazione, lo spirito di gruppo, l'agonismo.
Ad Atene era arrivato l'oro delle ragazze della pallanuoto femminile, gli argenti della pallavolo e della pallacanestro maschile, il bronzo del calcio.
Stavolta le due formazioni di pallanuoto sono arrivate distante dal podio, il calcio si è perso negli ottavi contro il modesto Belgio, la pallavolo maschile ha perso contro il Brasile in semifinale e la Russia per il terzo e quarto posto e la ragazze non sono riuscite a inserirsi al vertice.
Lo sport italiano deve cominciare ad interrogarsi sui motivi di questo risultato. L'organizzazione italiana basata sul puro volontariato non può reggere nel confronto con scuole attrezzate e con movimenti molto più organizzati.
Va sottolineato il fatto che le medaglie sono state ottenute da atleti prevalentemente del Nord e del Centro Italia; rari i casi di atleti meridionali assurti agli onori del podio olimpico. E su questo si dovrebbe innnestare un ragionamento sull'impiantistica sportiva. Sappiamo bene che nel Sud Italia la dotazione sportiva è particolarmente carente. I risultati sportivi dipendono dunque in maniera proporzionale dall'impegno che si dedica alla realizzazione di strutture adeguate. E di questo non si potrà non tenere conto nel prossimo futuro, realizzando un piano di interventi adeguati, sopratutto nelle zone dove si manifestano le maggiori carenze.
Ma la considerazione che più inquieta è quella sull'immagine che lo sport italiano ha dato di sè nell'ultimo periodo. Siamo riusciti ad arrivare a questi giochi preceduti dall'eco di alcuni fatti inquietanti quali le squalifiche per doping dei nostri ciclisti Sella e Riccò, il caso del fiorettista Baldini escluso dai giochi per lo stesso motivo e l'eco non ancora sopita dei casi di Gibilisco, che ha partecipato alle Olimpiadi dopo aver scontato un periodo di sospensione per uso di farmaci vietati.
In sostanza, caro Petrucci, siamo arrivati al momento di ridiscutere molte questioni all'interno dell'ambiente sportivo.
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