lunedì 29 giugno 2015

Acceso il tricolore a Led

Lungo la strada che porta a Monte Berico ci sono ancora i nomi dei ciclisti scritti sull´asfalto, protagonisti della tappa cittadina di giovedì scorso. Eroi moderni, che a loro modo servono il popolo, pedalando sull´onda dello spettacolo e dell´agonismo. Sono arrivati davanti alla Basilica sotto un pioggia torrenziale. Ieri, invece, c´era il sole sul piazzale della Vittoria: le nuvole si erano diradate su quello che è il più grande monumento della Grande Guerra. Le vette, gli altopiani dove si sono combattute le battaglie più cruente: il Pasubio, il Carega, il Grappa. Luoghi e storie di una guerra che ha contato diciassette milioni di morti. E prima dell´inizio delle celebrazioni ufficiali, c´erano nonni con nipoti per mano che indicavano la vetta, il monte, seguendo le scritte sbiadite sulla balaustra del piazzale.«Quante volte mio padre mi ha portato a Monte Berico solo per farmi vedere dove mio nonno aveva combattuto. Dove aveva sofferto, trascorrendo notti in trincea senza mai potersi alzare, ma con la certezza di fare qualcosa di importante». Leonardo Bissoli arriva da Soave nel Veronese. «Mi sembrava giusto portare mio figlio sulla stessa strada, dove suo nonno mi raccontò il suo pezzo di storia». E sono molti gli anziani che guardano, qualcuno si fa anche il segno della croce, trattiene qualche lacrima.

Ieri era il giorno del centenario, della rievocazione, delle celebrazioni, dei tricolori, dei labari, delle forze armate. Ma anche di chi andava in cerca di ricordi, di panorami mozzafiato che un secolo fa erano solo trincee dove perirono tanti giovani soldati.Poco prima delle dieci le campane suonano, arrivano autorità civili e militari, i ricordi si spostano all´interno della Basilica dove la messa viene celebrata da padre Giorgio Vasina, che ha ricordato quando «il 25 febbraio del 1917 tutta la città salì a Monte Berico per chiedere un voto alla Madonna affinché la guerra finisse. C´è un´immagine che ricorda quel momento, un dipinto dove si vede il Pasubio e nel cielo la Basilica illuminata - ha ricordato il frate -. Dobbiamo sperare che tutte le stragi finiscano, che l´Europa si fermi per non dimenticare quanto accadde allora». Alla fine della celebrazione il corteo si è spostato verso il museo del Risorgimento e della Resistenza con la lampada votiva, realizzata per il centenario che, nel 2018, quando saranno concluse le celebrazioni, tornerà nella Basilica di Monte Berico e verrà appesa ad una trave e andrà a far parte della collezione che scende dal soffitto.Ed è proprio la lampada sorretta da due artiglieri ad aprire il corteo fino a villa Guiccioli con l´alzabandiera, l´inno di Mameli, una corona deposta davanti al monumento che recita «Affratellati nel supremo sacrificio». E poi le orazioni ufficiali, la prima del prefetto Eugenio Soldà. «Da quella guerra sono tornati ragazzi italiani che prima erano divisi da dialetti, usi, costumi. E da allora è iniziato un mondo nuovo. E oggi abbiamo lo stesso obiettivo, superare le difficoltà, riprendere il lavoro guardando anche a quei Ragazzi del ´99 che hanno fatto sì che l´Italia sia fondata su libertà e democrazia».

Poi, è toccato al presidente del Consiglio comunale, Federico Formisano, che dopo un dettagliato excursus storico ha spiegato che «se noi ricordiamo questa guerra lo facciamo per evitare che un altro conflitto possa colpire il nostro Paese. I giovani devono sapere che non c´è nulla di avventuroso e romanzesco in una guerra». Nel pomeriggio Villa Guiccioli si è trasformata prima in un cinema dove è stato proiettato il film Fango e gloria e nel pomeriggio in un teatro con lo spettacolo Fuoco sotto la neve, la Grande Guerra in Alta Montagna curato da Paola Rossi con la Piccionaia. Le celebrazioni si sono concluse in serata in centro, con l´intervento del sindaco Achille Variati, la fanfara di Sovizzo e l´accensione del Tricolore con luci a led, a illuminare la memoria di tutti.

Nessun commento: