giovedì 13 giugno 2013

Il GRILLO PARLANTE ED I VOTI SPRECATI

Se la Sicilia viene storicamente considerata una sorta di laboratorio politico sui futuri assetti nazionali, Beppe Grillo e il suo “guru” Casaleggio avranno molto da riflettere nelle prossime settimane. È pur vero che il voto amministrativo non è sovrapponibile a quello nazionale, ma perdere 30 punti percentuali a Catania, altri 30 a Siracusa e una ventina anche a Ragusa dove pure il Movimento 5 Stelle arriva al ballottaggio, qualcosa dovrà pur significare. Tenendo anche conto che proprio dalla Sicilia, con le ultime regionali, cominciò la “lunga marcia” del grillismo. Il flop dei 5 Stelle si può riassumere in un concetto che è politico prima che numerico: Grillo non riesce più ad intercettare la disaffezione e la protesta nei confronti della politica. Aumenta l´astensionismo e diminuiscono i consensi al Movimento: questo dicono i numeri impietosi quanto si vuole ma implacabili nella loro verità.
Lo sfaldamento del grillismo può avere ed ha molte ragioni a cominciare da un difetto di comunicazione che ha contrassegnato i primi passi degli eletti in Parlamento. Ma anche questa incapacità a farsi protagonisti dentro le istituzioni nasconde la vera ragione del tracollo dei 5 Stelle. Grillo e il suo movimento non sono riusciti a trasformare il malcontento in politica. E la politica è sfida, confronto, rischio e anche il dovere di mettersi in gioco rispetto a se stessi. Esattamente il contrario di ciò che ha fatto e fa il grillismo: contempla solo se stesso, nemmeno la rabbia della gente che pure esiste, in una sorta di fissità politica che finisce per “congelare” gli stessi consensi ricevuti. C´è come l´idea che tutto quello che sta intorno a te sia contaminato nella convinzione che quel voto di protesta lo devi tenere congelato per cinque anni sperando che poi aumenterà nel giorno in cui si tornerà a votare. Qui sta l´errore di Grillo e dei suoi accoliti: non voler mettere all´incanto quel voto ricevuto come se la politica non dovesse mai stupire o meravigliare unica tra le attività dell´uomo. Gli incontri, il confronto, le sfide vengono vissute come contaminazione e non come vivificazione, arricchimento pur nella coerenza delle tue idee e dei tuoi progetti. È come se quel voto ricevuto Grillo se lo fosse messo in tasca in attesa della prossima tornata elettorale. Non stupisce dunque che una parte dell´elettorato del Movimento abbia deciso di abbandonare chi quella protesta e quella rabbia non è in grado di giocarla sul tavolo della politica, dentro e non fuori le istituzioni. Lo hanno capito gli elettori e comincia a capirlo anche qualche eletto che ormai ritiene che forse il problema sono proprio Grillo e i suoi “guru”.
RICCARDO BORMIOLI
Dal giornale di Vicenza del 12 giugno

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