martedì 16 aprile 2013

Io capo dei chierichetti


Sandro Guaiti è una brava persona. Ed io non voglio fare polemica con lui. Ma chi si permette di usare le sue parole o il suo personale tormento è una persona che non merita il mio rispetto.

Ci sono vari modi di fare il consigliere comunale. Sul documento che gira su Internet  i “sostenitori” di Guaiti scrivono che “ha svolto un ruolo di rappresentanza delle istanze dei cittadini che gli hanno richiesto aiuto in mondo costante, incisivo e libero da qualsiasi timore reverenziale anche dagli amministratori espressi dalla propria parte politica. Questo è il compito di un consigliere: riportare problematiche e segnalazioni che poi vengono valutate in Giunta e in Consiglio comunale”.

E’ innegabilmente vero. Ma non è questo che si imputa a Guaiti. Se un consigliere presenta cento interrogazioni può dare fastidio a chi deve rispondergli ma sta facendo il suo ruolo in pieno e io non mi scandalizzo visto che in precedenti mandati ho detenuto il record delle interrogazioni presentate.

Il problema è un altro ed è quello di capire fino a che punto l’indipendenza di un consigliere può spingersi.

Nel nuovo che avanza di cui Grillo si fa promotore si pone in discussione la questione del cosiddetto vincolo di mandato. E si stigmatizza il comportamento di quei senatori che hanno votato Grasso disattendendo le indicazioni date dal gruppo.

Nel vecchio che rappresento con una punta personale di orgoglio (ma poi vorrei vedere chi è veramente vecchio) si lascia molta più libertà ai consiglieri di intervenire e di votare anche in dissenso, ma quando si giunge a porre davanti a tutto solo la smania di riportare “problematiche e segnalazioni” e si perde di vista l’ottica di appartenere ad una maggioranza che ha la responsabilità di governare, porsi qualche domanda è almeno doveroso.

Nel corso di un mandato amministrativo un consigliere è chiamato a condividere alcune decisioni strategiche importanti.  Scegliere che AIM deve uscire dall’In House per proiettarsi sul mercato e confrontarsi con altre realtà per crescere e far crescere un’azienda dei vicentini è una di queste scelte importanti. Decidendo di astenersi ci si assume la responsabilità di una decisione grave, che potrebbe comportare problemi che responsabilmente si devono valutare. E se altri consiglieri di maggioranza avessero assunto un comportamento simile? E se la delibera non fosse transitata? E se AIM rinchiuso nella morsa dell’in house soffrisse una crisi regressiva con la perdita di posti di lavoro o il rischio di dover dismettere settori strategici?

Se il Presidente di IPAB subisce un inaudito e gratuito attacco dagli avversari politici ed al momento di voto si abbandona il consiglio comunale, si rischia che l’assenza di una maggioranza faccia ritenere o pensare che si è d’accordo con i detrattori di quel presidente. Che cosa avrebbero scritto i giornali il giorno dopo se fosse mancato il numero legale?? Forse la maggioranza sfiducia il suo presidente?? E questo che impatto avrebbe avuto sull’opinione pubblica. E sulle politiche per gli anziani che stiamo faticosamente costruendo?

Non è una questione di chierichetti o di scaldabanchi. E’ una questione di responsabilità. Il nostro paese sta andando alla sbando per colpa di chi non sa garantire la governabilità e la coerenza di un’azione di governo coesa.

Io sono orgoglioso di avere fatto il capogruppo di maggioranza in una compagine che ha garantito di poter effettuare  140 consigli su 141, approvando 600 delibere e discutendo di temi fondamentali per la città. Non è stato così per molti dei mandati amministrativi precedenti, quando troppi consiglieri indipendenti hanno provocato ingovernabilità e crisi politiche.

Auguro a Sandro Guaiti di poter essere altrettanto orgoglioso. E soprattutto di stare bene.

Il capo dei chierichetti

Federico Formisano

 

 

 

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