Sandro Guaiti è una brava persona. Ed io non voglio fare
polemica con lui. Ma chi si permette di usare le sue parole o il suo personale tormento è una persona che
non merita il mio rispetto.
Ci sono vari modi di fare il consigliere comunale. Sul
documento che gira su Internet i “sostenitori”
di Guaiti scrivono che “ha svolto un
ruolo di rappresentanza delle istanze dei cittadini che gli hanno richiesto
aiuto in mondo costante, incisivo e libero da qualsiasi timore reverenziale
anche dagli amministratori espressi dalla propria parte politica. Questo è il
compito di un consigliere: riportare problematiche e segnalazioni che poi
vengono valutate in Giunta e in Consiglio comunale”.
E’ innegabilmente vero. Ma non è questo che si imputa a
Guaiti. Se un consigliere presenta cento interrogazioni può dare fastidio a chi
deve rispondergli ma sta facendo il suo ruolo in pieno e io non mi scandalizzo
visto che in precedenti mandati ho detenuto il record delle interrogazioni
presentate.
Il problema è un altro ed è quello di capire fino a che
punto l’indipendenza di un consigliere può spingersi.
Nel nuovo che avanza di cui Grillo
si fa promotore si pone in discussione la questione del cosiddetto vincolo di
mandato. E si stigmatizza il comportamento di quei senatori che hanno votato
Grasso disattendendo le indicazioni date dal gruppo.
Nel vecchio che rappresento con
una punta personale di orgoglio (ma poi vorrei vedere chi è veramente vecchio)
si lascia molta più libertà ai consiglieri di intervenire e di votare anche in
dissenso, ma quando si giunge a porre davanti a tutto solo la smania di
riportare “problematiche e segnalazioni” e si perde di vista l’ottica di appartenere
ad una maggioranza che ha la responsabilità di governare, porsi qualche domanda
è almeno doveroso.
Nel corso di un mandato
amministrativo un consigliere è chiamato a condividere alcune decisioni
strategiche importanti. Scegliere che
AIM deve uscire dall’In House per proiettarsi sul mercato e confrontarsi con
altre realtà per crescere e far crescere un’azienda dei vicentini è una di
queste scelte importanti. Decidendo di astenersi ci si assume la responsabilità
di una decisione grave, che potrebbe comportare problemi che responsabilmente
si devono valutare. E se altri consiglieri di maggioranza avessero assunto un
comportamento simile? E se la delibera non fosse transitata? E se AIM rinchiuso
nella morsa dell’in house soffrisse una crisi regressiva con la perdita di
posti di lavoro o il rischio di dover dismettere settori strategici?
Se il Presidente di IPAB subisce
un inaudito e gratuito attacco dagli avversari politici ed al momento di voto
si abbandona il consiglio comunale, si rischia che l’assenza di una maggioranza
faccia ritenere o pensare che si è d’accordo con i detrattori di quel
presidente. Che cosa avrebbero scritto i giornali il giorno dopo se fosse
mancato il numero legale?? Forse la maggioranza sfiducia il suo presidente?? E
questo che impatto avrebbe avuto sull’opinione pubblica. E sulle politiche per
gli anziani che stiamo faticosamente costruendo?
Non è una questione di
chierichetti o di scaldabanchi. E’ una questione di responsabilità. Il nostro
paese sta andando alla sbando per colpa di chi non sa garantire la
governabilità e la coerenza di un’azione di governo coesa.
Io sono orgoglioso di avere fatto
il capogruppo di maggioranza in una compagine che ha garantito di poter
effettuare 140 consigli su 141,
approvando 600 delibere e discutendo di temi fondamentali per la città. Non è
stato così per molti dei mandati amministrativi precedenti, quando troppi
consiglieri indipendenti hanno provocato ingovernabilità e crisi politiche.
Auguro a Sandro Guaiti di poter
essere altrettanto orgoglioso. E soprattutto di stare bene.
Il capo dei chierichetti
Federico Formisano
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