giovedì 14 febbraio 2013

E' venuto il momento delle scelte

E’ venuto il momento delle scelte.

Quando si arriva a questi frangenti della vita bisogna mettere in colonna i perché si e i perché no, valutarli e poi decidere.

Perché dovrei candidarmi e perché sarebbe meglio che stessi a casa mia.

Sulla colonna del perché no ci sono molti punti:

1- Questa politica fa ancora per me? E io faccio ancora per questa politica? L’altro giorno ero in un negozio quando è entrata una persona che conosco di vista: mi ha riconosciuto e pur non rivolgendosi a me ha cominciato a parlare male di chi fa politica. Lo sport nazionale del momento trova fondamento su alcuni comportamenti che personalmente non ho mai sopportato, fatti di arroganza e di prepotenza: quei parlamentari e quei consiglieri regionali che approfittano del loro status per arraffare quanto più possibile. Ma io cosa c’entro con costoro? Nel 2011 ho percepito 1500 euro di gettoni di presenze sui quali ho dovuto pagare le tasse. Mi sono rimasti forse cento euro al mese per essere impegnato tutti i giorni. Se metto in conto benzina, qualche caffè e la cena nella sera del consiglio, forse vado pari. L’unico fringe benefit dei consiglieri comunali era l’acqua minerale durante le sedute del consiglio; Adesso beviamo l’acqua del sindaco. A Natale abbiamo organizzato un piccolo rinfresco con panettone e bottiglia: ce li siamo pagati. Cosa che peraltro trova giusta. Ma rimaniamo comunque nell’immagine collettiva come membri di una gang di privilegiati. E la cosa non è piacevole.

2- Impera il giovanilismo. A sessanta anni siamo terra da pignatte. Il dibattito aperto anche nel mio partito su questo mi lascia da pensare. Non ho nulla con i giovani sia chiaro, ma perché non dovrebbero essere messi in contrapposizione o meglio ancora in squadra con persone più anziane? tu hai la freschezza delle idee e la carica dei giovani, io ho l’esperienza e la maturità per affrontare situazioni che non mi sono del tutto nuove. Possiamo essere complementari non antagonisti per forza.

3- Qualcuno mi fa un obiezione e la considero pertinente: “Perché non cambiare il tuo angolo di visione delle cose? Dopo anni che fai il consigliere comunale, perché non provi a fare il cittadino e a guardare le cose senza la distorsione della politico, con più disincanto, con meno accanimento ? Qualche volta siete così accaniti che finite con l’aggredirvi verbalmente. Ma ne vale la pena?? “ Non so dargli torto…

Può darsi che ci siano altre cose da ascrivere alla colonna dei contro, ma al momento non mi sovvengono e così passo dall’altra parte, ad analizzare i pro.

1- Fare politica mi piace. Dal 2003 al 2008 sono stato fuori dal Palazzo. E non sempre mi sentivo a mio agio. Ho l’ambizione di ritenere di esserci anche un po’ portato. Sono un buon mediatore anche se qualche volta mi prende il nervosismo e non riesco a stare zitto.

2- Ho disponibilità di tempo: non tanta quanto mi aspettavo andando in pensione. Ma abbastanza. Mi occupo molto di calcio e il sito che seguo che parla di calcio mi astrae molto, ma non può essere l’unico interesse della mia vita, accanto alla famiglia, ai viaggi, alle amicizie.

3- Coltivo amicizie e rapporti personali interessanti. In politica qualche volta raccogli amicizie basate sull’interesse, ma spesso non è così e il rapporto travalica la parte politica a cui ti senti di appartenere. Ho amicizie che la pensano come me, altri non proprio o per nulla, ma davanti ad un buon bicchiere di vino sappiamo trovare sempre le corde giuste per apprezzare quello che ci unisce più che quello che ci divide.

La bilancia sta in equilibrio, pende da qualche parte ? Io comunque devo decidere.

E devo decidere prima che qualcuno mi dica cosa fare. Già molti mi hanno consigliato, ma nessuno che avesse la giusta autorevolezza mi ha ancora detto chiaramente cosa fare. Potrei attendere un colloquio con il sindaco Variati, fargli capire che la scelta può dipendere da quello che lui ha in mente per me. Ma sarebbe giusto? E soprattutto sarebbe compreso il fatto che ho deciso di fare o non fare il consigliere solo perché me lo ha detto o non me lo ha detto il Sindaco.

E allora decisione sia: lasciamo comandare l’istinto. Mi candiderò.

Posso ancora dare molto alla mia città, non sono ancora stanco o impegnato a tal punto da non poter svolgere questo ruolo peraltro impegnativo. Ho dato il mio apporto in termini di equilibrio e di lealtà e sono soddisfatto di questi cinque anni da capigruppo. Non ho inseguito chimere, non ho cercato di comparire sui media a tutti i costi, non mi sono appiattito sul clientelismo di qualcuno che ha esagerato con le richieste pur di essere funzionale agli obiettivi di tipo personale piuttosto che a quelli del cittadino. M’illudo di pensare che la politica vicentina abbia ancora bisogno di me.

E questa illusione mi è gradevole, come una bella amicizia, un bel film, l’incontro con un amico.

Se i cittadini mi daranno il loro voto, ci sarò. E come sempre non chiederò nulla per me. Perché il regalo più grosso sarà proprio questo, e cioè di esserci.


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