giovedì 2 dicembre 2010

Un passo indietro

Se fossi Berlusconi farei un passo indietro.
Tra il 1992  e il 1993, anni di forte travaglio e cambiamento, il Cavaliere decise di entrare in politica.
Allora rappresentava il nuovo.
Era un imprenditore che non aveva mai fatto politica: sconvolse gli equilibri tradizionali del palazzo e mise alla berlina il teatrino della politica, fatto dai soliti immarcescibili personaggi.
Si trovò a fronteggiare una forte resistenza, ma seppe vincerla in funzione di una riconosciuta abilità comunicativa e di un carisma che gli veniva dalle imprese che aveva realizzato nel campo imprenditoriale, sportivo e televisivo.
Oggi non può più rappresentare il nuovo. Nei palazzi della politica ha trascorso quasi vent'anni, che sono tanti. Ha retto tre governi: il primo interrotto bruscamente per i forti contrasti con la Lega e con Bossi nel 1995, il secondo portato a compimento fino alla fine, dal 2001 al 2006, il terzo iniziato nel 2008 e tuttora in corso.
Nel decennio dal 2001 ha governato per quasi otto anni.
La sua prerogativa di essere stato "diverso" dalla classe politica di questo paese, non attaccato alle careghe, in grado di ritornare in qualunque momento alle sue imprese, sta perdendo di forza giorno dopo giorno.

Oggi i quotidiani ci informano che le Camere chiudono fino al fatidico 14 dicembre, il giorno del giudizio. In questi ultimi giorni troppe volte il Governo è stato battuto alla Camera e non è possibile continuare con un stillicidio simile.
Il leone che azzannava i partiti alla gola, dimostrando giorno per giorno i loro difetti più eclattanti è diventato un gattino che miagola e che implora Casini di dargli l'appoggio esterno o Fini di non tradirlo.
Persino chi scrive che è stato censore implacabile di quest'uomo non può assistere al suo declino senza un pò di pena.
E gli chiede uno scatto di orgoglio: per il Paese, ma sopratutto per te stesso,  anticipa il giudizio del Parlamento e fai il passo indietro che molti ti hanno chiesto.

Se anche riuscissi a salvare il tuo governo dal voto di fiducia, guadagneresti solo del tempo effimero: resteresti schiacciato dall'impossibilità di governare effettivamente, senza una reale maggioranza parlamentare.
Metteresti questo Paese che dici di amare nelle condizioni di un'impotenza inaccettabile per la situazione economica e sociale che viviamo.
Lasceresti molte persone, anche quelle che ti sono vicine, nel dubbio di non volere lasciare per inconfessabili motivi, magari di ordine giudiziario,

Tra tutte le cose inaccettabili dell'uomo Berlusconi, quella più intollerabile è di vederlo assomigliare sempre di più alla classe politica che ha combattuto: incapace di sganciarsi da funzioni e ruoli che diceva di avere accettato solo per servizio e per il bene del Paese, attaccato al potere e alle manfrine della politica.

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