venerdì 20 agosto 2010

PAGLIUZZE E TRAVI


I consigliere comunali Daniele Borò e Manuela Dal Lago hanno recentemente presentato un’interrogazione sui costi della sistemazione della Sala Bernarda.
Mi sento parte in causa in questa vicenda e vorrei dare alcune spiegazioni sul come si sia arrivati a questa decisione, peraltro largamente condivisa all’interno della conferenza dei capigruppo.
L’impianto microfonico di Palazzo Trissino, vecchio di vent’anni, ha dimostrato da qualche anno a questa parte di essere obsoleto e poco funzionale. Una riunione del Consiglio è stata sospesa definitivamente a causa del black out dell’impianto, in altre due occasioni il Consiglio ha dovuto interrompere i lavori e solo il tempestivo intervento dei tecnici ha permesso di completare l’attività consiliare.
Non si tratta di un impianto semplice. Oltre all’amplificazione degli interventi, deve provvedere alla loro registrazione e trascrizione. Inoltre attraverso l’impianto è possibile attuare la prenotazione degli interventi, e il conteggio dei voti; la verbalizzazione dei risultati, ecc.
L’effettuazione di queste operazioni attraverso mezzi elettronici fanno risparmiare sui costi del personale di segreteria. Quando si è discusso su questo argomento, alcuni capigruppo hanno proposto di acquisire un impianto ancora più flessibile, in grado di visionare documenti o parte di essi su personal computer e di proiettare diapositivi sugli schermi già previsti per relazionare sull’esito del voto elettronico.
Non si tratta di vezzi o di capricci che i consiglieri vogliano togliersi ma di rendere sempre più funzionali le riunioni del Consiglio, più adatte ai tempi che viviamo.
Se qualcuno di voi ha seguito qualche seduta del Consiglio sarà rimasto allibito nel vedere il tempo che perdiamo oggi per effettuare la votazione delle delibere. Già in Provincia, dove siamo ospiti da un paio di mesi, per i lavori della Sala Bernarda, gli impianti tecnologici sono molto più funzionali, e soprattutto molto più rapidi.
Ovviamente questi nuovi impianti non potevano adattarsi a mobili vecchi di cinquanta e più anni.
Tutti i capigruppo hanno chiesto allora al Presidente del Consiglio di valutare anche l’ipotesi di sostituire l’arredamento della Sala Bernarda.
Ho visitato molte sedi consiliari in tutt’Italia e anche all’estero e non ho mai visto una Sala Consiliare così “importante” e dal grande valore artistico come la Sala in cui si riunisce il Consiglio Comunale di Vicenza. La loggia del Capitaniato è di Andrea Palladio, è adornata di dipinti del Fasolo, e la Sala Bernarda è arricchita da affreschi del Cinquecento provenienti da una delle Ville dei Da Porto. I vicentini devono sentirsi onorati di avere un salotto buono che dà sulla Piazza dei Signori, sede dell’organo democratico e rappresentativo della città.
Quando è stato presentato il primo progetto di arredamento della Sala Bernarda disegnato dall’Architetto Spagnolo Arroyo, abbiamo trovato che lo stesso era idoneo ad una Sala di questa bellezza architettonica. E’ evidente che le cose belle hanno spesso dei costi “importanti” ma avevamo anche la consapevolezza che stavamo per varare un progetto qualificante destinato a durare per un buon numero di anni.
Come sempre succede in questi casi i soldi non c’erano. Il Presidente Poletto ha fatto predisporre dagli Uffici Tecnici una proposta alternativa.
I miei amici capigruppo (di maggioranza e di minoranza, tutti) sono letteralmente trasecolati quando hanno visto questa seconda ipotesi, economicamente contenuta, ma di pochissimo pregio. Si trattava evidentemente di mobili in serie adattati ad un ambiente di valore storico inestimabile. Una nefandezza che nessuno di noi si è sentito di avallare in nome della logica del risparmio ad ogni costo.
Ci rimanevano due soluzioni: continuare con il vecchio arredamento, rimandando sine die qualunque miglioria tecnica delle strutture di supporto, o chiedere al Sindaco di reperire i fondi per ritornare al Progetto Arroyo. Tutti i capigruppo (tutti compreso la rappresentante della Lega Nord) hanno ritenuto di chiedere all’Amministrazione un sacrificio. Un sacrificio che si aggira sui centomila euro in quanto ricordiamolo la spesa per la sistemazione degli impianti era doverosa come ammesso da tutti.
Abbiamo dovuto vincere la ritrosia del Sindaco che valutava, comunque, impegnativa la spesa a cui andavamo incontro. E abbiamo portato avanti un progetto di sistemazione che riteniamo funzionale.
E’ eccessivo il costo? Ve ne sono di spese eccesive che vengono fatte in nome della funzionalità degli Enti. Palazzo Madama costa ai cittadini italiani 541 milioni di euro all’anno di soli costi generali. Solo di affitti se ne vanno 30 milioni di euro all’anno.
Abbiamo Camera e Senato tra i più cari al mondo. Sicuramente abbiamo il maggior numero di auto blu.
I nostri parlamentari ( lo dice uno studio di Klauscondicio) sono i più pagati in Europa circa 240 mila euro all’anno. E oltretutto hanno anche molte esenzioni dal Fisco perché la diaria mensile di 5400 euro, il rimborso spese di 4900 euro, il rimborso taxi (1100 euro!!! ) e le 300 euro di spese telefoniche sono esenti da tassazione.
Palazzo dei Normanni , sede della Regione autonoma siciliana, costa 170 milioni all’anno e in tempi di vacche magre e di diminuzione obbligate dei costi della politica le spese aumenteranno, nel 2010, di otto milioni di euro.
Sono dunque i centomila euro di differenza (la millesima parte del costo di Palazzo Madama, meno della metà dello stipendio annuo di un parlamentare, la ottantesima parte dell’incremento di spesa della Regione Sicilia) a creare così sconcerto nel deputato che ha sottoscritto l’interrogazione?
Come si può pensare di vedere la piccola pagliuzza nell’occhio del Comune di Vicenza e di non intervenire e nel non fare nulla perché i costi straordinari di Roma o di Palermo non diminuiscano??

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