giovedì 8 luglio 2010

I tre schiaffi della manovra

Parchi, industrie, condono
I tre "schiaffi" della manovra
Da La Repubblica

La legge finanziaria sferrà tre colpi devastanti all'economia reale, quella che corre nei binari della legalità e produce beni invece di speculazioni di ANTONIO CIANCIULLO

ROMA - Il condono che i giorni pari entra in Finanziaria e i giorni dispari esce. I parchi con i fondi che vengono dimezzati annullando 30 anni di sforzi e di successi anche economici. Le industrie rinnovabili bloccate a metà corsa, punendo gli imprenditori che hanno scommesso sul futuro. Tre colpi devastanti. Dritti sul bersaglio dell'economia reale, quella che corre nei binari della legalità e produce beni invece di speculazioni.

L'aspetto ambientale della manovra finanziaria ha un potenziale talmente rovinoso da aver creato un'onda di rigetto che ha spinto più volte il governo a fare un passo indietro. Ma a ogni passo indietro sono seguiti due passi avanti. Risultato: le minacce restano ancora lì. Ecco i rischi principali.

Condono. Siamo all'ennesimo replay. Replay dell'effetto diretto e dell'effetto annuncio. Il condono Berlusconi del 2003 ha prodotto 40 mila nuove case illegali nel corso dell'anno e 82 mila case nei due anni precedenti, quelli di attesa dell'evento annunciato. Il ripetersi dei colpi di spugna finisce per cancellare il senso della normativa rischiando di creare assuefazione e abitudine all'illegalità e di consegnare un'altra quota di potere alle ecomafie. Inoltre, come nota il responsabile green economy del Pd Ermete Realacci, i condoni rendono tutti meno sicuri: "I morti per la frana ad Ischia che ha spazzato via una casa abusiva su un costone ad alto rischio di smottamento prefigurano uno scenario in cui il malgoverno del territorio si traduce in un aumento secco del pericolo". Andiamo incontro a un periodo in cui, a causa dei cambiamenti climatici, il rischio di dissesto territoriale aumenterà e invece di ridurlo si esaspera ulteriormente.

Articolo 45. Smantellare il meccanismo dei certificati verdi non porterà un euro nelle casse dello Stato ma ne toglierà parecchi. Ci sono impianti di rinnovabili per 4,6 miliardi di euro già realizzati e altri per 2,7 miliardi in fase di completamento: bloccando i certificati verdi si bloccano i pagamenti. "E' come se si rendesse impossibile pagare le rate del mutuo di una casa", spiega Simone Togni, segretario dell'Anev, l'associazione dei produttori eolici. "Vorrebbe dire consegnare gli impianti alle banche, che non avrebbero la possibilità di gestirli e li chiuderebbero. Tradotto in termini energetici ed economici approvare l'articolo 45 porterebbe dunque a tre danni. Primo: si rinuncia a 3,5 miliardi di chilowattora di energia pulita. Secondo: si toglie dal bilancio dello Stato il gettito fiscale garantito dalle industrie che vengono chiuse; al 2020 saranno 8 miliardi di gettito fiscale mancante. Terzo: scatterebbero sanzioni da parte di Bruxelles per un valore complessivo di alcuni miliardi, e saremmo costretti a pagare per il mancato rispetto degli obiettivi europei".

Parchi. Il dimezzamento dei fondi per la rete nazionale dei parchi (attualmente 50 milioni di euro) cancellerebbe il percorso che ha faticosamente portato il nostro paese ad avere più del 10 per cento di territorio tutelato ottenendo benefici non solo in termini ambientali ma anche per l'indotto creato da uno dei pochi segmenti turistici che in Italia continua a crescere. "Io utilizzo 500 mila euro per far funzionare i comandi della Forestale e 300 mila euro per le misure anti incendio", fa presente Domenico Pappaterra, presidente del parco nazionale del Pollino. "Se me li toglieranno si perderà il beneficio che riesco a garantire, circa 500 ettari l'anno di bosco salvato. Questi 500 ettari valgono 3 milioni di euro e assorbono 500 mila tonnellate di anidride carbonica. Il taglio del governo non è un buon affare da nessun punto di vista".

06 luglio 2010)

1 commento:

Lorenzo Rodeghiero ha detto...

Il governo Berlusconi, purtroppo, fra Leggi ad personam, condoni e sanatorie di ogni tipo ormai non si smentisce più: speriamo che la gente impari ad informarsi meglio di quello che veramente accade all'interno del Parlamento e creda un po' meno alle favole di certi proclami o di certi spot. Il problema vero è che mancano ormai, a tutti i livelli, sia il senso che la ricerca del bene comune