Da www.vicenzapiu.it
Federico Formisano, Partito democratico di Vicenza -
Nel 1989 ho vinto un concorso interno all'INPS per diventare ispettore e sono stato avviato ad un corso sugli aspetti legati alla vigilanza. E' lo stesso lavoro che faccio oggi, ormai alle soglie della meritata pensione.
Al corso che si teneva a Padova mi presentarono tra l'altro la legge 300 del 1970. E mi dissero che era importante.
E che per un ispettore dell'INPS era fondamentale conoscere le norme che quella legge conteneva.
Capii che per molti la legge 300 era una sorte di vangelo intoccabile dei diritti di un lavoratore.
Ed infatti lo Statuto era nato in anni in cui l'Italia aveva il suo boom, i lavoratori erano la forza su cui fondare la rinascita del paese, il sindacato prendeva sempre più piede nelle fabbriche; non a caso stabiliva norme ferree sulla libertà di opinione, sul fatto che il lavoratore non può essere discriminato per le sue idee, per la sua appartenenza politica e sindacale, per il sesso, il divieto ad utilizzare nei confronti dei lavoratori mezzi di controllo (microfoni o telecamere) . La legge 300 è sempre stata considerata "moderna", per esempio rispetto alla possibilità per il datore di lavoro di licenziare il proprio dipendente solo per una giusta causa e un giustificato motivo.
Oggi non so se questa legge venga insegnata nei corsi per gli ispettori. Non so se si dica ancora che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e che quindi i lavoratori devono essere tutelati nei loro diritti essenziali.
Oggi il sindacato è quasi bandito nelle piccole e medie industrie. E gli operai votano per la Lega!
Ma questo strumento importante resiste ancora alle forti pressioni di riscrittura. Ed è un bene che sia così.
Ricordiamo il fatto che il nostro paese ha costruito la sua crescita grazie ad un patto forte fra lavoratori e datori di lavoro, grazie alla prima vera forma di contrattazione.
E speriamo che non si debba ritornare ad una stagione di lotte per riaffermare i contenuti di questo importante e moderno strumento legislativo.
Ciro Asproso, Sel -
40 anni fa l'Italia era percorsa da forti sommovimenti politico-sociali e nel pieno di una crisi economica gravissima: i moti studenteschi del '68, l'autunno caldo del '69, la "strategia della tensione", originata dalle stragi alla Banca Nazionale dell'Agricoltura e di Piazza Fontana.
Le condizioni di vita degli operai, molti dei quali emigranti che vivevamo nei ghetti dell'hinterland torinese o di Milano, erano drammatiche e intollerabili. Nelle fabbriche non esisteva libertà di parola, minacce e vessazioni erano all'ordine del giorno, il licenziamento poteva colpire senza giustificato motivo.
La legge 300 del 20 maggio 1970: "Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell'attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento", rappresentò una delle più grandi conquiste del nostro Paese e determinò un cambiamento epocale.
Per la prima volta, i diritti civili sanciti dalla Costituzione repubblicana, vennero riconosciuti e applicati anche all'interno delle fabbriche o nelle proprietà terriere.
In quegli anni, il costo della vita raggiunse livelli insostenibili, ma i durissimi scontri sindacali e la sorprendente unità della base operaia, fecero sì che le rivendicazioni non fossero confinate ai soli aumenti salariali. Casa, Scuola, Salute, Fiscalità, questi i temi al centro della lotta operaia, che divennero oggetto di una grande stagione di riforme economiche e sociali.
Celebrare i 40 anni dello Statuto dei diritti dei lavoratori, significa innanzitutto, riconoscerne la grande attualità e l'implicito valore politico, ma esprime anche un'esigenza di autodifesa, dagli attacchi sempre più manifesti dei fautori della controriforma.
Il progetto del Governo, di passare dallo Statuto dei lavoratori ad un più edulcorato "Statuto dei Lavori", basato essenzialmente sulla frammentazione contrattuale, sulla precarietà lavorativa, sul licenziamento facile e - per usare le parole del ministro Sacconi - su "lavoratori umili" - sempre più assoggettati alle esigenze del padronato - è la dimostrazione più evidente di quali minacce si prospettino per gli anni a venire.
Certo, le norme vanno rinnovate ed adeguate ai mutamenti sopravvenuti. Già ora, oltre il 40% dei lavoratori dipendenti non rientra nel novero delle tutele previste dallo "Statuto", ma questo non può giustificare un'ulteriore compressione dei diritti, oltretutto, attuata in maniera unilaterale e in conflitto con le parti sociali, come vorrebbe il Governo.
Proprio in questi giorni si è tornati a discutere di arbitrato nella risoluzione delle controversie di lavoro, dopo che il Presidente Napolitano aveva rinviato alle Camere il DDL in materia, a causa delle pesanti modifiche apportate a parti fondamentali della Legge 300.
Il traguardo raggiunto in quel 20 maggio del 1970, lungi dall'essere casuale, fu il frutto di anni di lotte, di enormi sacrifici e di morti ammazzati, ma anche di una ritrovata unità sindacale e di una cospicua presenza della Sinistra nel Paese. Oggi, tutto viene rimesso in discussione, anche a causa dell'inconsistenza dei Partiti di Sinistra, oltre che, naturalmente, delle lacerazioni tra CGIL, CISL e UIL.
Difendere i diritti conquistati estendendo le tutele: ai giovani precari, alle donne, ai lavoratori migranti; ecco il modo meno retorico e più efficace per celebrare degnamente questi primi 40 anni!
Giovanni Rolando, Lista Variati -
Con le lotte del mondo del lavoro l'Italia conquistò dignità e diritti esigibili per legge dello Stato e in tutti i luoghi di lavoro e in tutto il Paese. Diritto alla salute, alla maternità, al lavoro, divieto di licenziamento senza giusta causa, diritto alla formazione, 40 ore settimanali: una delle più avanzate leggi democratiche del mondo occidentale. Oggi PdL e Lega Nord, partiti al governo, vogliono celebrare il quarantesimo anniversario dello Statuto dei Lavoratori con l'arbitrato, il licenziamento del precario col solo cenno del ... capo. Si attaccano così i diritti e il ddl lavoro che il presidente Napolitano aveva rimandato alle Camere torna in versione primitiva. Modifiche gravissime, inaccettabili. Ecco come questo governo di destra e Lega intende celebrare i 40 anni dello Statuto: cercando di smantellarlo dalle fondamenta!
venerdì 21 maggio 2010
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