domenica 25 aprile 2010

Bepi d'arzegnan. Lettera al giornale di Vicenza di Bruno Cardini


Ho mandato questa mail al Giornale di Vicenza, non so se me la pubblicano, potresti in ogni caso inoltrarla a Bepi.
Grazie Bruno Cardini
Ho l'impressione che il Bepi de Marzi stia diventando come l'orso Dino: un argomento su cui esprimere opinioni che spesso esulano dall'argomento stesso. Mi prendo perciò la libertà di mandarvi qualche ricordo.
Appartengo ad una generazione che ha attraversato felice il passaggio dalla miseria alla povertà ritrovandosi poi, nel 1965, nella nuova media unificata. Fu una rivoluzione per tutti: per noi e le famiglie che cominciarono a vedere nella scuola un posto dove andava "per imparare" e non per "passare", per la scuola che dovette trovare centinaia di migliaia di nuovi insegnati. A noi capitò di tutto compreso un insegnante di inglese di Avellino che non parlava italiano. Ricordo che C.P. che si era visto attribuire un 4 in inglese aspettò l'insegnante fuori dalla scuola e affrontandolo a muso duro gli chiede "Ciò tì. Se mi no capisso quel che te me disi in italian come feto a capire quel che mi te digo in inglese?".
Tra i nuovi insegnanti ci capitò uno di musica che su Guido d'Arezzo (l'inventore del pentagramma) ci spiegò "era uno di quelle parti, se io diventassi famoso sarei Bepi d'Arzegnan", e per noi fu bepi d'arzegnan.
Si portava dietro una stridente pianola, un grammofono e dei dischi in vinile e ci fece amare la musica e non solo.
In tre anni costruì una squadra. Il risultato del frutto del suo lavoro in tutte le classi fu uno spettacolo messo un scena dalle medie di Cornedo al cinema parrocchiale; con la Wanda in vertiginosa minigonna (aveva 14 anni), accompagnata da tre chitarre di coetanei che sgangheravano accordi, che cantava una canzone che Bepi e gli altri avevano adattato e 300 persone in piedi ad applaudire e ad acclamare. Non solo, il coro del testamento del capitano con gli attori che proiettavano le ombre su due lenzuoli tesi verso la platea. Coreografia povera, ma entusiasmo illimitato.
Ma tornando al Bepi d'arzegnan. Il ricordo, rivalutato dalla distanza temporale, era quello di una persona che riusciva a cavare il meglio dalla miseria umana che gli era stata consegnata e di fare di tale miseria qualcosa di meglio e di più della somma delle parti. Credo questa sia stata una caratteristica costante della sua vita. Credo che la sua delusione verso la Lega non sia politica, ma verso il fatto che questa riesca a far venir fuori il peggio di ogni persona. Anche dalle persone perbene.
La seconda considerazione su bepi d'arzegnan è l'immenso debito che la cultura contadina e della montagna gli deve: "La contrà dell'acqua ciara" è molto, ma molto di più di un testo di sociologia su un mondo scomparso. Il dialetto non è una cultura. Il dialetto può anche essere elevato a livello di lingua, ma senza contenuti non è cultura. E i contenuti possono conservarli o produrli solo persone come il bepi.
La terza e ultima considerazione si lega ad un'altro ricordo: l'orrore del Bepi per ogni offesa della dignità, orrore che personalmente mi ha trasmesso in un momento importante della mia formazione. Allora la dignità offesa era quella dei contadini e dei montanari che si recavano con il cappello tra le mani all'ufficio postale o in comune, oggi è quella del migrante che viene offeso. Credo quindi che il Bepi sia assolutamente coerente con i principi etici che aveva 40 anni fa.

La lettera è stata pubblicata oggi (26/4/2010) sul GdV


Lettera di Adriana Carotti al Giornale di Vicenza
Ho appena finito di leggere lo scritto di Luca Balzi dedicato all'arrivo in città di Bepi De Marzi. Ho dovuto leggere due volte la firma per convincermi che a scrivere fosse proprio lui: l'ex segretario cittadino del Pd, attuale consigliere comunale del centrosinistra in città.
Sento la necessità di esprimere il mio rammarico, per usare un termine eufemistico, nel constatare che, in nome di una “fantomatica" politica, si cambia e si accettano com-
promessi ideali, che mi risultano personalmente inaccettabili.
Il fatto che ogni tre cittadini che incontro uno abbia votato per Zaia non mi fa ritenere giuste le idee della Lega sull'immigrazione, vista come invasione e delinquenza, sulla solidarietà che deve essere solo tra noi del Nord, sull'essere padroni a casa nostra, salvo poi sottostare e rinunciare a una parte del territorio che servirebbe alla città in favore del Dal Molin americano, e non mi farà mai difendere chi per colpire i genitori morosi di non pagare la quota della mensa scolastica decide di punire e mortificare i bambini (l'onorevole Castelli ha difeso questa decisione in televisione a Ballarò anche martedì sera).
La maggioranza eletta governa, questo è legittimo e sacrosanto, ma non è vero che la maggioranza ha sempre ragione altrimenti credo che Luca Balzi dovrebbe rileggere un po' della nostra storia semi-recente.
Mi risulta che l'ascesa di Hitler e Mussolini sia stata accompagnata da un elevatissimo consenso popolare, almeno iniziale, ma nessuno, io no certamente e spero neppure Balzi, può affermare che il popolo abbia visto nel giusto e questo non vuol paragonare la Lega al nazismo, ma solo portare un esempio estremo che faccia riflettere.
Comunque, se le idee di Balzi ora sono queste, se pensa che Zaia meriti perché ha un largo consenso popolare, gli suggerisco di fare un serio esame di coscienza circa l'opportunità di rimanere consigliere del centrosinistra a Vicenza visto che, con tutta probabilità, lui è stato votato da uno di quei tre cittadini che non sta con la maggioranza del popolo veneto, me compresa.

Adriana Carotti

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