sabato 11 luglio 2009

PATTO PER LA CITTA'


Impegno comune per la pacificazione della Città
Superare la lacerazione prodotta dalle vicende legate al problema del Dal Molin e costruire un “Patto per Vicenza” che ci consenta di recuperare la perduta autorevolezza nei confronti delle istituzioni nazionali e regionali
Sabato 11 Luglio 2009 SPECIALI, pagina 7 e-mail print PREMESSAIl progetto per la costruzione di una nuova caserma USA presso l'area dell'aeroporto Dal Molin sta lacerando da alcuni anni il clima politico e la convivenza civile della città di Vicenza. Al di là della portata reale del problema, certamente denso di risvolti delicati su vari piani, non possiamo sottovalutare le influenze elettorali che spesso ne hanno distorto le informazioni con notizie del tutto infondate e con la radicalità di alcuni comportamenti che hanno impedito un confronto sereno.
Noi sentiamo l'esigenza di lavorare per una ricomposizione della nostra società locale al fine di creare un clima di discussione costruttivo. Ciò come premessa per poter affrontare sia questo tema sia gli altri gravi aspetti della vita sociale e politica che impediscono a Vicenza di progredire.
Non si può pensare di risolvere questi problemi con una politica che litiga su tutto ogni giorno, e con una situazione che ha individuato nel “caso Dal Molin" l'elemento simbolico e discriminante dentro le diverse culture di pace che attraversano la società. È urgente lavorare ad un PATTO PER VICENZA che ci dia una più solida autorevolezza verso le istituzioni regionali e nazionali, e che consenta alla nostra comunità di rilanciare uno sviluppo sociale ed economico che rischia di interrompersi.
Oggi è perfettamente inutile guardare al passato o indugiare troppo sul peso specifico delle varie responsabilità, anche se occorre ammettere che la discussione sul Dal Molin è stata condizionata da una grande confusione informativa. Oggi sappiamo meglio la consistenza del problema che riguarda la unificazione di un reparto militare con il trasferimento di truppa da una base già esistente ad un'altra. E sappiamo anche che ciò si inserisce dentro un percorso di forte ridimensionamento progressivo della presenza militare USA in Europa e in Italia. E' quindi evidente che le istituzioni locali, in sintonia con il governo nazionale, debbono poter tenere sotto controllo le condizioni concordate a partire dal divieto di stoccaggi di armamenti nucleari, questione che ha alimentato le maggiori preoccupazioni della nostra comunità.
Questa premessa serve per sottolineare che le informazioni disponibili sull'argomento sono arrivate in ritardo, con notevoli contraddizioni, in un clima che non ha contribuito a quella chiarezza e trasparenza che noi rivendichiamo con forza affinché ogni confronto non risenta di sospetti e finisca preda di speculazioni ideologiche che, alla fine, danneggerebbero la città più del progetto in discussione.
ALCUNE VALUTAZIONI
PER GUARDARE AVANTIA) A questo punto della vicenda, non è utile insistere con una logica di scontro e di reciproco ribaltamento delle responsabilità, ma è necessario fare uno sforzo per formulare alcune considerazioni costruttive, e per voltare pagina pensando al futuro e al bene della città. È fin troppo evidente che i comportamenti istituzionali (nazionali e locali) hanno peccato di superficialità, di improvvisazione, di scarsa sensibilità verso il territorio. L'opera di disinformazione ha quindi creato le condizioni per un allarmismo generale.
B) In questo quadro il tema del Dal Molin ha assunto un valore simbolico che ha finito col divenire eccessivo richiamando a Vicenza movimenti del pacifismo internazionale che si sono uniti a movimenti di protesta che nulla hanno a che fare con la pace e tanto meno con il tema specifico del Dal Molin.
C) Dobbiamo anche affermare, per onestà intellettuale, che il comportamento degli Americani è stato chiaro e lineare. La richiesta USA, per quanto abbiamo potuto verificare, non è stata accompagnata da alcuna pressione sulla città, verso la quale hanno piuttosto pesato gli errori, le ambiguità, le reticenze di parte italiana. Va ricordato che nell'area in questione venivano già ospitate oltre 5.000 persone con l'aeroporto militare italiano in funzione.
D) Se la risposta fosse stata subito condizionata a valutazioni ambientali, si sarebbe potuto avviare una ricerca su altro sito più idoneo, come peraltro subito proposto da alcuni. Il prevalere dell'impostazione ideologica ha di fatto impedito di motivare una opposizione poggiata su robuste considerazioni urbanistiche e viabilistiche che effettivamente preoccupavano molto la città, vista anche l'originaria collocazione tangente ad un quartiere tra i più popolosi e con una rete viaria problematica.
E) Sarebbe stato utile pensare da subito, come amministrazione comunale di Vicenza, ad una consultazione dei cittadini sugli aspetti amministrativi di competenza locale. E se avesse prevalso una impostazione maggiormente fondata sulle problematiche amministrative, in questi tre anni si sarebbe potuto valorizzare di più il tavolo delle condizioni territoriali e il rapporto con i cittadini, oltre che presentare un fronte istituzionale unitario.
F) Riguardo al ruolo dei Governi nazionali, qualunque sia il nostro giudizio sui loro comportamenti, non si può ignorare che in un paese democratico, europeo e atlantico, quando un governo succede ad un altro non si ricomincia da zero. Ci sono impegni che restano e verso i quali ci sono obblighi politici e giuridici, a meno che non si sostenga l'uscita dell'Italia dal quadro delle alleanze internazionali che caratterizzano l'Unione Europea e gli USA.
G) Infine, dobbiamo comunque ricordare che il trasferimento del contingente non altera la complessiva presenza militare USA che è costantemente in discesa. Certo l'Italia e soprattutto l'Europa debbono proseguire sulla strada di una forza militare europea integrata e dedicata soprattutto ad operazioni di peace keeping. Tuttavia questo è un percorso non brevissimo e che, comunque, non potrà mettere in discussione l'alleanza strategica con i paesi democratici, tra i quali gli Stati Uniti rappresentano una realtà fondamentale. La pace non si crea solo con aspirazioni ideali ma con un nobile compromesso tra gli ideali e l'azione concreta.
CONCLUSIONI
E PROPOSTE OPERATIVEIn conclusione, noi pensiamo che sia giunto il momento di voltare pagina, di lavorare per rasserenare il clima dei rapporti in modo da poter avviare una seria discussione sui tanti problemi della città.
Per fare questo occorre andare oltre la vicenda Dal Molin, sollecitando tutti ad uno sforzo di pacificazione e a un lavoro costruttivo affinché anche questo tema spinoso si trasformi in una opportunità per la città.
Gli errori di gestione del problema, come abbiamo detto qui, sono del tutto evidenti. Le responsabilità dei partiti e di singoli politici altrettanto. Ogni cittadino potrà dare un giudizio, comportandosi di conseguenza. Tuttavia, continuare nella polemica, paralizzare la città con manifestazioni ormai non più legate solo al tema Dal Molin, tenere alta la tensione, polarizzare il dibattito politico su questo sarebbe un comportamento improduttivo se non irresponsabile. Far credere che vi siano oggi margini per tornare indietro appare demagogico e serve solo a distogliere energie utili ad affrontare i problemi che condizionano lo sviluppo futuro di Vicenza.
Occorre dunque lavorare per controllare l'evolversi del progetto, e l'attuazione di contropartite importanti, ma bisogna anche ricreare un clima di confronto e di speranze nel futuro. Una concreta partecipazione della città per costruire una cultura di pace può anche venire attraverso una positiva integrazione con la comunità americana la quale, tra l'altro, non è fatta solo di persone in divisa ma di bambini, giovani, donne e persone che hanno le stesse nostre aspirazioni alla pace. Persone che vivono e lavorano a Vicenza e con le quali va stabilito un rapporto di cittadinanza e di condivisione.
Affinché questa aspirazione si realizzi, proponiamo di creare le condizioni per una reciproca collaborazione con la comunità USA su molti temi. A titolo puramente esemplificativo citiamo le seguenti proposte operative che dovrebbero essere approfondite nell'ambito di un lavoro volto a suggellare il PATTO PER VICENZA di cui abbiamo parlato:
Scuola, università, cultura di pace
Cultura e formazione sono indispensabili per costruire pace ed integrazione. Occorre progettare scambi culturali e gemellaggi tra scuole di ogni ordine. A livello universitario è possibile attivare iniziative di studio e di ricerca anche per attività delle imprese.
- prevedere concreti ambiti di collaborazione con scambi culturali gemellaggi tra scuole (a cominciare dalle primarie)
- progetti di ricerca anche per l'attività delle imprese
Protezione civile
Per quanto riguarda l'area del Dal Molin proponiamo di utilizzare lo spazio ad est per progettare ed edificare una grande base di Protezione Civile a servizio della Provincia e della Regione del Veneto.
Bosco urbano
- Negli spazi residui è possibile invece edificare un bosco urbano
Sanità
- Scambi di esperienze scientifiche e progetti ricerca specifici da definire tra le istituzioni sanitarie vicentine e della Ederle
Strutture
- Ovviamente, va seguito il tavolo di lavoro con il Governo centrale, le altre istituzioni italiane ed americane per le cosiddette compensazioni in ordine all'assetto viario, ambientale, ecc., eventualmente prevedendo un eliporto ad uso civile. Il tutto inquadrato nell'ottica della metropolitana di superficie.
Firmato
Vi.R
Cultura Politica
IMPEGNO PER VICENZA
Mario Giulianati
CITTADINANZA ATTIVA
Franco Figoli
VICENZA RIFORMISTA
Ubaldo Alifuoco


Il commento di Antonacci
Capita a proposito il documento elaborato da tre autorevoli associazioni della società civile che propongono alle istituzioni, ai partiti, alle associazioni e ai cittadini di Vicenza uno sforzo per voltare pagina sul tema del Dal Molin, e per concordare i contenuti concreti di un Patto per Vicenza.
L'intento della proposta è duplice: a) superare la lacerazione prodotta da quasi quattro anni di divisioni sul tema del Dal Molin, e uscire dalla paralisi e dall'isolamento che la città rischia di subire dopo una non certo limpida gestione dei fatti condotta sia dai governi nazionali che da quelli locali; b) recuperare autorevolezza verso le istituzioni nazionali e regionali.Ma come recuperare autorevolezza? Presentando una posizione unitaria tale da ottenere una serie di benefici per la nostra comunità.
Pubblichiamo integralmente il testo perchè possa diventare un momento di riflessione per tutti e possa aprire un percorso che cambi il clima del confronto nella città e permetterci finalmente di iniziare una fase costruttiva di cui c'è immenso bisogno per ridare speranza di sviluppo e opportunità nuove alle famiglie ed alle imprese vicentine.
Il primo aspetto riguarda proprio il clima politico. Abbiamo detto molte volte che in una democrazia ci sono partiti diversi ed alternativi che si confrontano.
Ma non è certo necessario che essi si scontrino ogni giorno su tutto. Ci debbono essere alcune questioni di fondo su cui sono non solo possibili ma necessarie convergenze e azioni comuni. Il documento apre questa prospettiva cominciando con l'utilizzare uno stile che non accusa nessuno, che rispetta le opinioni e le posizioni che si sono maturare sulla vicenda, sulle singole responsabilità di persone e istituzioni.
Il punto è oggi quello di prendere atto di una decisione che è stata condivisa da due governi di segno opposto, che si inserisce in un contesto di politica estera e di difesa sul quale non vi sono state e non vi sostanziali differenze tra i due alternativi schieramenti parlamentari.
Rispetto a tutto questo, in un paese democratico è perfettamente lecito dissentire e, peraltro, ogni cittadino potrà utilizzare il proprio potere elettorale premiando o castigando chi male ha agito in questi anni anche su questo tema.
Tuttavia il documento apre un ragionamento sulle prospettive politiche e di sviluppo della nostra città e chiede a tutte le forze organizzate di guardare avanti per costruire un futuro di speranza per il lavoro ed anche per la pace, la quale non può essere sganciata da uno stile di confronto rispettoso per le ragioni dell'altro. Se si vuole la pace, sostengono gli estensori, non si può che cominciare con uno sforzo di pacificazione e di riconciliazione nella comunità.
A questo sforzo devono contribuire i singoli ma soprattutto le istituzioni politiche il cui compito è quello di dire con chiarezza quale è lo sbocco che questo problema può avere, visto che non si può immaginare un futuro in cui ci si limiti a ripetere che non si condivide il progetto, che sarebbe meglio una alternativa ambientale, che bisogna alzare la tensione per sperare di riportare al tavolo interlocutori che considerano chiusa al partita e che, se non si supera l'atteggiamento vittimistico, vorranno chiudere anche con Vicenza.
Se si conviene sul fatto che una esasperazione del conflitto istituzionale tra Comune e Governo centrale non ci porta alcun vantaggio, si potrà invece puntare all'apertura di un tavolo (definito in modo preciso e con un mandato ampio e costante), fortemente partecipato e autorevole, in cui le componenti la società vicentina “pretendono" investimenti infrastrutturali e culturali capaci di creare condizioni di modernizzazione nella città.
Qui deve esprimersi il potenziale di “protesta intelligente" della nostra comunità. E qui ci può essere un terreno di intesa anche tra le forze sindacali e quelle delle associazioni imprenditoriali. Il Patto per Vicenza si fonda su questo. Ed è una occasione da non perdere.

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