venerdì 19 giugno 2009

VERSO LE URNE


Referendum, le idee del Comitato per il Sì
Antonio Trentin
«Dare i primi colpi di piccone alla legge Calderoli» Formisano: «Una spallata»

In extremis, ma c’è. Il Comitato per il Sì nel referendum di domenica e lunedì sulla legge elettorale - finora più spontaneo che ufficializzato con le carte legali - ha una rappresentanza anche nel Vicentino, nominata l’altroieri da Roma, dal presidente nazionale Giovanni Guzzetta.
Il referente è Adriano Verlato, che era stato tra i primi a seguire l’operazione raccolta-firme due anni fa e che insieme con l’associazione Vicenza riformista ha portato un paio di volte Guzzetta in città. È lui il delegato a nominare i rappresentanti del Comitato nei seggi della provincia e a tenere i contatti ufficiali con Comuni e Prefettura per lo scrutinio di lunedì pomeriggio.
Fa squadra con Verlato in questo scorcio finale di campagna pro-Sì Federico formisano, capogruppo del Pd in consiglio comunale a Vicenza, ed è lui a commentare così la prospettiva istituzionale del referendum: «Il falso problema è rappresentato dal tentativo di interpretare la consultazione e il Sì come uno strumento utile all’una o all’altra delle parti politiche. In realtà con il Sì di una forte volontà popolare è possibile indurre chi ci governa a cambiare una legge elettorale che è una “porcata” per definizione del ministro Calderoli che ne è stato, quattro anni fa, il proponente».Ecco come formisano ripercorre il significato del voto del 21-22 giugno: «Si vota Sì contro una legge elettorale che è “porcata” perché un candidato può presentarsi in molti collegi sapendo di poter rappresentare solo i cittadini di uno di questi, perché i candidati vengono scelti dalle segreterie politiche, perché l’elezione dipende esclusivamente dalla posizione in cui un candidato viene collocato, perché gli eletti devono rispettare più i rapporti con le segreterie che con il territorio».All’obiezione che il Sì lascerebbe in vigore una legge elettorale piena di contraddizioni, il Comitato risponde: «Sappiamo bene che i quesiti referendari in senso assoluto non sono la risposta ai problemi che questa legge ha creato. In Italia non è possibile costruire una nuova legge elettorale mediante uno strumento referendario in quanto esiste solo lo strumento del referendum abrogativo e non quello propositivo. Ma ora è il momento di una spallata: solo noi possiamo farlo, senza cadere nel gioco di chi pensa all’astensionismo come modo per continuare ad imporsi in pochi su milioni di elettori». Conclude Verlato a proposito degli allarmi su un futuro “berlusconizzato” con il Pdl stravincitore e, per contro, della tiepidezza a centrodestra sul voto di domenica e lunedì: «Tanti pensano che con il premio di maggioranza al partito più votato il Pdl diventi padrone del paese: sfugge che già ora la coalizione di Berlusconi ha il 55% dei seggi in Parlamento. Piuttosto c’è da notare che pochi giorni fa Berlusconi, che aveva annunciato di voler sostenere il Sì al referendum, ha fatto marcia indietro su richiesta della Lega Nord. Io penso che dare i primi colpi di piccone alla legge Calderoli sia positivo».

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