
(cliccando sopra il documento è possibile ingrandirlo)
Ho presentato in data odierna una domanda d'attualità sulla questione della nuova legge che sta per essere varata dal governo Berlusconi: nella domanda prendo spunto da quest'articolo apparso su Repubblica:
Vediamolo questo progetto di stampo "federalista" che potrebbe essere ripreso in gran parte dal governo. Titolo: "Intervento regionale a sostegno del settore edilizio e per promuovere l'utilizzo di fonti di energia alternativa". Dà la possibilità alle Regioni che la accettino, di ampliare gli edifici esistenti del 20%, di abbattere edifici ( realizzati prima del 1989) per ricostruirli, con il 30% di cubatura in più, in base agli "odierni standard qualitativi, architettonici, energetici", di abolire il permesso di costruire per sostituirlo con una certificazione di conformità, giurata, da parte del progettista, di rendere più veloci e certe le procedure per le autorizzazioni paesaggistiche.
Il primo punto riguarda l'ampliamento degli edifici esistenti. I Comuni posso autorizzare, " in deroga ai regolamenti e ai piani regolatori" l'ampliamento degli edifici esistenti nei limiti del 20% del volume, se gli edifici sono destinati ad uso residenziale, del 20% della superficie se sono destinati ad altri scopi. L'ampliamento deve essere eseguito vicino al fabbricato esistente. Se è giuridicamente o materialmente impossibile sarà un " corpo edilizio separato avente però carattere accessorio". In caso di edifici composti da più unità immobiliari l'ampliamento può essere chiesto anche da singoli separatamente. Ma non basta. La Regione "promuove" la sostituzione e il rinnovamento del patrimonio mediante la demolizione e la ricostruzione degli edifici realizzati prima del 1989, che non siano ovviamente sottoposti a tutela, e che debbono essere adeguati agli odierni standard qualitativi, architettonici ed energetici. Anche qui i Comuni possono autorizzare l'abbattimento degli edifici ( in deroga ai piani regolatori) e ricostruirli anche su aree diverse ( purché destinate a questo scopo dai piani regolatori). Qui l'aumento di cubatura previsto è del 30% per gli edifici destinati a uso residenziale, e del 30% della superficie per quelli adibiti ad uso diverso. Se si utilizzano tecniche costruttive di bioedilizia o che prevedano il ricorso ad energie rinnovabili l'aumento della cubatura è del 35%. Tutti questi interventi debbono rispettare le norme sulle distanze e quelle di tutela dei beni culturali e paesaggistici, non potranno riguardare edifici abusivi, o che sorgono su aree destinate ad uso pubblico o inedificabili, non potranno essere invocate per aprire grandi strutture di vendita, centri commerciali. Sono previsti sconti fiscali: il contributo di costruzione sugli ampliamenti sarà infatti ridotto del 20% in generale e del 60% se la casa è destinata a prima abitazione del richiedente o di uno suo parente entro il terzo grado. Fin qui la legge che verrà proposta alle Regioni, che ha già la disponibilità di Veneto e Sardegna, anche se non c'è dubbio che, con Comuni assetati di quattrini e assediati dalla crisi economica, le adesioni saranno molte. C'è anche una ridefinizione delle sanzioni, solo amministrative nei casi più lievi e più severe se nel caso di beni protetti. E' previsto un ambiguo "ravvedimento operoso con conseguente diminuzione della pena e nei casi più lievi estinzione del reato", dal sapore di condono, e norme per semplificare le procedure riguardanti i permessi in materia ambientale e paesaggistica.
Il primo punto riguarda l'ampliamento degli edifici esistenti. I Comuni posso autorizzare, " in deroga ai regolamenti e ai piani regolatori" l'ampliamento degli edifici esistenti nei limiti del 20% del volume, se gli edifici sono destinati ad uso residenziale, del 20% della superficie se sono destinati ad altri scopi. L'ampliamento deve essere eseguito vicino al fabbricato esistente. Se è giuridicamente o materialmente impossibile sarà un " corpo edilizio separato avente però carattere accessorio". In caso di edifici composti da più unità immobiliari l'ampliamento può essere chiesto anche da singoli separatamente. Ma non basta. La Regione "promuove" la sostituzione e il rinnovamento del patrimonio mediante la demolizione e la ricostruzione degli edifici realizzati prima del 1989, che non siano ovviamente sottoposti a tutela, e che debbono essere adeguati agli odierni standard qualitativi, architettonici ed energetici. Anche qui i Comuni possono autorizzare l'abbattimento degli edifici ( in deroga ai piani regolatori) e ricostruirli anche su aree diverse ( purché destinate a questo scopo dai piani regolatori). Qui l'aumento di cubatura previsto è del 30% per gli edifici destinati a uso residenziale, e del 30% della superficie per quelli adibiti ad uso diverso. Se si utilizzano tecniche costruttive di bioedilizia o che prevedano il ricorso ad energie rinnovabili l'aumento della cubatura è del 35%. Tutti questi interventi debbono rispettare le norme sulle distanze e quelle di tutela dei beni culturali e paesaggistici, non potranno riguardare edifici abusivi, o che sorgono su aree destinate ad uso pubblico o inedificabili, non potranno essere invocate per aprire grandi strutture di vendita, centri commerciali. Sono previsti sconti fiscali: il contributo di costruzione sugli ampliamenti sarà infatti ridotto del 20% in generale e del 60% se la casa è destinata a prima abitazione del richiedente o di uno suo parente entro il terzo grado. Fin qui la legge che verrà proposta alle Regioni, che ha già la disponibilità di Veneto e Sardegna, anche se non c'è dubbio che, con Comuni assetati di quattrini e assediati dalla crisi economica, le adesioni saranno molte. C'è anche una ridefinizione delle sanzioni, solo amministrative nei casi più lievi e più severe se nel caso di beni protetti. E' previsto un ambiguo "ravvedimento operoso con conseguente diminuzione della pena e nei casi più lievi estinzione del reato", dal sapore di condono, e norme per semplificare le procedure riguardanti i permessi in materia ambientale e paesaggistica.
Dal premier un condono preventivo?
Domenica 08 Marzo 2009
IL GIORNALE DI VICENZA pagina 11
«Berlusconi vuole fare un maxi condono edilizio preventivo, mascherandolo di federalismo». È la convinzione che si è fatto Federico Formisano, capogruppo del Partito democratico, sulla novità discussa dal premier con i “governatori amici” di Veneto e Sardegna, Galan e Cappellacci. L’idea è di dare alle Regioni la possibilità di consentire ampliamenti degli edifici previo abbattimento e ricostruzione in base a standard di riqualificazione estetica o energetica (+20% di cubature). L’anticipazione veneta, citata da Formisano, riguarda l’autorizzazione ai Comuni di dare via libera a abbattimenti e ricostruzioni con aumenti di cubatura fino al 30%. Il consigliere del Pd chiede all’Amministrazione di esprimersi.
Domenica 08 Marzo 2009
IL GIORNALE DI VICENZA pagina 11
«Berlusconi vuole fare un maxi condono edilizio preventivo, mascherandolo di federalismo». È la convinzione che si è fatto Federico Formisano, capogruppo del Partito democratico, sulla novità discussa dal premier con i “governatori amici” di Veneto e Sardegna, Galan e Cappellacci. L’idea è di dare alle Regioni la possibilità di consentire ampliamenti degli edifici previo abbattimento e ricostruzione in base a standard di riqualificazione estetica o energetica (+20% di cubature). L’anticipazione veneta, citata da Formisano, riguarda l’autorizzazione ai Comuni di dare via libera a abbattimenti e ricostruzioni con aumenti di cubatura fino al 30%. Il consigliere del Pd chiede all’Amministrazione di esprimersi.
1 commento:
Caro Federico,
la proposta del Governo Berlusconi, finalizzata a rilanciare il comparto edilizio (a suo avviso troppo in crisi e vero motore dell'economia) e nel nome della semplificazione burocratica, di abolire la licenza edilizia e di sostitutirla con una dichiarazione di conformità del progettista, unitamente alla possibilità di aumentare (in caso di abbattimento di edifici antiquati) la cubatura fin oltre il 30% le possibilità attuali, a mio avviso è una proposta estremamente pericolosa, sia per il futuro assetto urbanistico delle nostre citttà, sia per la qualità della vita stessa. In questo modo mi sembra che si torni al Far - West in cui ai comuni di fatto viene limitata la capacità di progretto e li rende in sostanza legati di fronte al potere ricattatorio (ossia possibili ricorsi al Tar o altro) delle imprese immmobiliari o dei privati: eventuali espropri per pubblica utilità diventerebbero di fatto impossibili se non attraverso costi o modalità che diventerebbero a quel punto troppo onerose. Già ora al posto di splendide ville con giardini sorgono orribili palazzoni, privi di verde o di cortili adeguati, costruiti solo in virtù dell massimo profitto e non nell'interesse di chi poi in quesli edifici dovrà andare ad abitare o di chi vive nel quartiere.
Quello che invece a mio avviso sarebbe necessario è proprio il contrario: che i Comuni e gli altri enti locali possano avere tutti gli strumenti, sia legislativi che finanziari (ad esempio garantendo per queste finalita parte dell'Irpef) per poter veramente dare mano agli indirizzi dello sviluppo urbanistico e ambientale delle città (altro che tagli o lasciare il tutto in mano alle iniziative dei privati !). Si sta perdendo il giusto senso dei valori più profondi (la vita, la persona, l'ambiente, ...)
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