domenica 16 novembre 2008

MATRIMONIO IN CARCERE

Chiara Roverotto sul Giornale di Vicenza del 16/11/2008
«Matrimoni per amore, matrimoni per forza, ne ho visti di ogni tipo, di gente d’ogni sorta. Di poveri straccioni e di grandi signori, di pretesi notai e di falsi professori. Ma pure se vivrò fino alla fine del tempo io sempre serberò il ricordo contento delle povere nozze di mio padre e mia madre...». Chi meglio di Fabrizio De Andrè con la canzone “Marcia nuziale” descrisse in modo sincero, poetico, lirico, romantico e suggestivo l’unione di due persone? Non sappiamo chi saranno i protagonisti del matrimonio che si celebrerà domani mattina nel carcere di S. Pio X. O meglio, il direttore Fabrizio Cacciabue ha solamente confermato che la cerimonia ci sarà e a richiederla è stato uno straniero - marocchino, per l’esattezza - che ha deciso di convolare a nozze con una giovane italiana. Non sappiamo nemmeno se la sposa sia vicentina oppure no. Il diritto alla privacy, anche in questo caso, prende il sopravvento: infatti si tratta di informazioni strettamente riservate. Ma alla fine che importanza hanno i nomi? Sapere che a S.Pio X si celebra un matrimonio non è certo notizia di tutti i giorni. «Anzi, accade molto di rado - conferma il direttore - ma qualche richiesta in tal senso ci arriva. Che cosa facciamo? Il possibile per esaudire il desiderio che ci viene manifestato, naturalmente sulla base di quanto la legge ci permette di fare... E, naturalmente, lo concediamo solo per amore». A celebrare le nozze sarà il consigliere comunale, nonché capogruppo del Pd, Federico Formisano che proprio recentemente ha avuto la delega “matrimoni” dal sindaco Variati. «Lo faccio volentieri - commenta -, alcuni miei colleghi preferiscono evitare questi impegni, ma per quanto mi riguarda mi ha sempre fatto piacere. Ormai, credo di averne officiati più di 200. Anche se questa è la prima volta che mi accade di andare in carcere e unire in matrimonio due persone che non so nemmeno quando si potranno incontrare un’altra volta. Fa sicuramente riflettere, non so nemmeno se ci sarà una stanza adibita a circostanze del genere. In questi ultimi giorni - prosegue - abbiamo dovuto adempiere a molte richieste burocratiche che ci sono pervenute dalla casa circondariale. Alla fine oltre agli sposi, ai testimoni che ci devono essere per legge, si uniranno alla delegazione l’ufficiale di stato civile del Comune per la registrazione e il sottoscritto per il rito». Una cerimonia per pochi intimi, quindi. Ma questo era scontato. Eppure, ci piacerebbe immaginare una stanza con qualche fiore, una sposa ben vestita, una coppia emozionata che decide di compiere il “grande passo” in attesa di poter riprendere una vita, magari tra qualche anno, quando la pena sarà scontata. Ci piacerebbe immaginare un ambiente senza sbarre dove i due si potranno tenere per mano, almeno per qualche minuto, fintatoché durerà il rito. Magari anche un brindisi, un bacio e poi via, ognuno al proprio destino. Ma con una promessa nel cuore, con la sensazione di aver conquistato quello che forse i due pensavano di non raggiungere mai: l’ebbrezza della vittoria e non il rischio di un paradiso perduto, per sempre, tra le sbarre di un carcere. «Ultimamente un detenuto ci ha chiesto di ricordare le nozze d’argento con la propria moglie - prosegue il direttore - e lo abbiamo concesso. C’è stata una piccola festicciola. Però di più non possiamo fare. Anni addietro il ministero aveva presentato un progetto sull’affettività di detenuti, poi tutto è rimasto lettera morta... Per cui dobbiamo attenerci a quanto prescrive il regolamento». Che sicuramente non sarà elastico, bensì rigido, severo, inflessibile come tutti gli ordinamenti penitenziari. Ma domani a S.Pio X ci sarà un matrimonio. «...Gli amici tutti quanti gridarono per Giove, le nozze vanno avanti ... Per gli dei dispettosi...», chiudeva così la canzone di De Andrè.

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