venerdì 7 novembre 2008

J have a dream


Ricevo da Ubaldo Alifuoco


Da J.F. Kenendy ad Obama: in quarant’anni si realizza il sogno di M.L. King.

Quarantasei anni fa, il presidente Americano J.F. Kennedy mobilitò le truppe per consentire ad uno studente di colore di iscriversi all’università dei bianchi. Era il settembre del 1962 e una sentenza dell’Alta Corte aveva ordinato di consentire al giovane di colore James H. Meredith l’iscrizione nell’università dello stato del Mississipi, fino a quel momento riservata ai soli studenti bianchi. Vista l’opposizione della gran parte degli studenti e dei docenti, il giovane Meredith si rivolse al Governatore dello stato, Ross R. Barnett, ma costui ignorò la sentenza e non gli diede alcun supporto concreto.
John F. Kennedy si era impegnato affinché il sogno di uguaglianza del reverendo Martin Luther King potesse divenire realtà. E lo stava facendo in modo molto concreto, sostenendo le lotte degli afro-americani e intervenendo per la liberazione del leader nero mentre questi era imprigionato, a seguito di una condanna ai lavori forzati in carcere, per aver organizzato un sit-in in favore dei diritti civili.
Ricordo, come se fosse ieri, le drammatiche immagini televisive che riprendevano lo studente di colore mentre tentava di entrare da solo nell’università, attorniato da centinaia di studenti che formavano un muro invalicabile di odio razziale. Fu allora che il presidente americano telefonò al governatore del Mississipi per ordinargli di garantire l’iscrizione del giovane di colore, impegnandosi a sua volta ad operare immediatamente con un piano di sostegno manu militari per consentire l’accesso universale ad un diritto garantito dalla Costituzione degli Stati Uniti d’America. Fu così che JFK diede ordini precisi agli ufficiali federali e mobilitò migliaia di uomini della Guardia Nazionale, incaricandoli di accompagnare Meredith all’Università e di presidiare costantemente l’area vasta dell’ateneo.
Al campus vi fu una vera sommossa appoggiata da studenti che si opponevano alla presenza di un collega di colore. Nessuna contromanifestazione a favore del giovane. Due persone rimasero uccise e molte altre ferite. In quel clima, incomprensibile per noi studenti europei, James Meredith divenne il primo afro-americano iscritto ad una università del Mississippi.
A quell’evento fecero seguito altri atti di discriminazione verso studenti di colore. Essi culminarono nel braccio di ferro ingaggiato dal governatore dell’Alabama Wallace, il quale dovette alla fine cedere di fronte alla determinatezza del mitico JFK.
Kennedy sostenne il Movimento per i Diritti Civili contro i razzisti che non volevano rinunziare alla segregazione, e lo fece sia nell’impegno sul terreno - garantendo il diritto di manifestare pacificamente e facendo liberare molti attivisti arrestati – sia con la presentazione al Congresso di una legge sui diritti civili che abolì giuridicamente ogni precedente norma diretta a tutelare la segregazione razziale.
Tra i tanti episodi di razzismo che la storia degli Stati Uniti ci ha presentato, questo contro il diritto allo studio ed alla cultura mi impressionò più di tutti. E le immagini del giovane James Meredith mi sono tornate lucidamente alla mente vedendo Barac Obama assumere con orgoglio e gran dignità il ruolo di presidente del suo paese, e parlare alla sua gente ed al mondo senza rancori o desideri di rivincita, ma con il senso della storia e la consapevolezza di poter realizzare il sogno di Martin Luther King e di John F. Kennedy che, in quegli anni lontani, riscaldò il cuore anche di tanti di noi giovani italiani ed europei.
Ubaldo Alifuoco

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