
Domenica 26/10 Rubrica delle lettere del Giornale di Vicenza
Fresca di mattina 17 ottobre, RaiTre, ore 7.30, da Bonaiuti: “Bisogna garantire a Saviano di non avere paura”. E io che pensavo agli scrittori come a impavidi testimoni di coraggio, adesso mi tocca vedere i politici fare quadrato a proteggere un pavido cacasotto, pentito di aver tirato il sasso nello stagno. Ah, Dante, quanto ci manchi, come scrittore e come uomo!
Fresca di mattina 17 ottobre, RaiTre, ore 7.30, da Bonaiuti: “Bisogna garantire a Saviano di non avere paura”. E io che pensavo agli scrittori come a impavidi testimoni di coraggio, adesso mi tocca vedere i politici fare quadrato a proteggere un pavido cacasotto, pentito di aver tirato il sasso nello stagno. Ah, Dante, quanto ci manchi, come scrittore e come uomo!
Gianfranco Mortoni
Ah, intelligenza quanto ci manchi… (nota del redattore del blog)
Lunedì 27/10 Prima Pagina del Giornale di Vicenza
(g.d.v) Ogni giorno giungono al Giornale di Vicenza numerosissime lettere e ogni giorno cerchiamo di “star dietro" alla loro pubblicazione nella nostra rubrica, che sappiamo essere molto seguita. Proprio questo incessante flusso talvolta può creare qualche problema tecnico-redazionale: capita ad esempio - per fortuna raramente - che vengano pubblicate così come sono arrivate lettere che avrebbero bisogno di una messa a punto, di una replica, a volte perfino di un doveroso rimbrotto. Perché tutti hanno il diritto di dire la loro, nessuno ha il diritto di insultare nessuno. E quando si scade nello “sciocchezzaio” è opportuno che noi lo mettiamo in evidenza.La premessa serve a inquadrare il caso accaduto proprio ieri: nelle pagine della lettere ne è uscita una, che abbiamo intitolato “Caro Dante, ci manchi!”, il cui tema è d’attualità perché vi si parla dello scrittore Roberto Saviano. Una lettera che non sarebbe dovuta uscire senza una risposta adeguata. Autore com’è noto di “Gomorra - Viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra”, coraggioso libro-inchiesta sulla realtà della malavita organizzata in Campania che in Italia ha venduto finora quasi due milioni di copie, è stato pubblicato in 43 paesi. Gomorra” ha visto trasposizioni sia al cinema (con un film premiato al festival di Cannes e in corsa per l’Oscar) che sul palcoscenico (e i vicentini potranno vedere lo spettacolo prossimamente al teatro Astra), Saviano, 29 anni, vive sotto scorta da due anni, per le minacce ricevute dai clan camorristici in seguito alla pubblicazione. Il suo caso è tornato alla ribalta recentemente perché un pentito di camorra ha svelato l’esistenza di un piano per assassinarlo. La notizia ha peraltro messo in moto una straordinaria mobilitazione civile. C’è stato un diluvio di attestati di solidarietà - dai premi Nobel ai comuni cittadini, centinaia di migliaia - e sono state organizzate manifestazioni di supporto di ogni tipo, mentre numerose città italiane insignivano Roberto Saviano della cittadinanza onoraria. Fra le più apprezzabili (ma tutte lo sono in egual misura), l’idea della trasmissione “Fahrenheit” di RadioTre Rai, che ha realizzato una lettura collettiva di “Gomorra”, affidata non solo e non tanto a personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo ma soprattutto a tutti gli ascoltatori desiderosi di affermare personalmente la propria partecipazione. Si è realizzata così una ideale, straordinaria “staffetta” di solidarietà e contro la paura. In una situazione del genere abbiamo permesso ieri a un lettore troppo assiduo nella sua attività di “scrittore di lettere" di insultare volgarmente Roberto Saviano, di negargli qualsiasi coraggio, di etichettarlo addirittura come pentito delle sue inchieste e delle sue denunce. Di contestare il diritto ad avere paura di un uomo che sul suo sito Internet ha scritto: «Ringrazio chi in questi giorni ha sentito che il mio dolore era anche il suo dolore».Una lettera, quella pubblicata ieri, di sconcertante grettezza, che dimostra l’assoluta incomprensione da parte di questo lettore di tutto ciò che Saviano significa - a livello di consapevolezza e proprio di coraggio - per la società italiana che fatica a liberarsi dalle spire della malavita organizzata, a Sud come a Nord.Parole da respingere al mittente, con sdegno. Sottolineando la miseria umana, sociale e culturale di un simile modo di pensare. Ieri non lo abbiamo fatto, lo facciamo oggi. g.d.v.
Siamo d’accordo con il Giornale di Vicenza (nota del Redattore del Blog)
Egr. signor Mortoni
Se lei avesse avuto modo di leggere dieci righe del libro di Saviano, di vedere qualche brano del suo film, di sentire la recente intervista che lo scrittore ha fatto ad Enrico Mentana in una puntata di Matrix dal titolo “Saviano, uno di noi”, avrebbe la chiara consapevolezza di quanto miserabile (come scrive il Giornale di Vicenza) sia stata la sua lettera. E’ “cacasotto” Saviano che per denunciare un fenomeno aberrante del nostro paese rischia la sua pelle e vive costantemente sotto scorta, non può uscire una sera per andare a farsi una vasca in centro, o è "cacasotto" chi scrive una lettera stupida e lo fa celandosi dietro un nome finto?? Si perché in provincia di Vicenza non esiste un solo Mortoni (per la verità ce ne sono 42 in tutta Italia, ma sono quasi tutti in provincia di Mantova e di Pavia, e comunque nessuno di loro si chiama Gianfranco; per ricerche di questo tipo è sufficiente andare nel sito www.pagine bianche.it).
Il Consiglio Comunale di Vicenza ha espresso la sua unanime ed incondizionata solidarietà a Roberto Saviano. Nel mio piccolo, da oriundo partenopeo, figlio e nipote di poliziotti, per definire quello che penso di Lei, userò un’espressione napoletana: “io la schifo, signor Mortoni…”
(Federico Formisano)
Se lei avesse avuto modo di leggere dieci righe del libro di Saviano, di vedere qualche brano del suo film, di sentire la recente intervista che lo scrittore ha fatto ad Enrico Mentana in una puntata di Matrix dal titolo “Saviano, uno di noi”, avrebbe la chiara consapevolezza di quanto miserabile (come scrive il Giornale di Vicenza) sia stata la sua lettera. E’ “cacasotto” Saviano che per denunciare un fenomeno aberrante del nostro paese rischia la sua pelle e vive costantemente sotto scorta, non può uscire una sera per andare a farsi una vasca in centro, o è "cacasotto" chi scrive una lettera stupida e lo fa celandosi dietro un nome finto?? Si perché in provincia di Vicenza non esiste un solo Mortoni (per la verità ce ne sono 42 in tutta Italia, ma sono quasi tutti in provincia di Mantova e di Pavia, e comunque nessuno di loro si chiama Gianfranco; per ricerche di questo tipo è sufficiente andare nel sito www.pagine bianche.it).
Il Consiglio Comunale di Vicenza ha espresso la sua unanime ed incondizionata solidarietà a Roberto Saviano. Nel mio piccolo, da oriundo partenopeo, figlio e nipote di poliziotti, per definire quello che penso di Lei, userò un’espressione napoletana: “io la schifo, signor Mortoni…”
(Federico Formisano)

Penso spesso all’incontro con Roberto Saviano. Confesso che non sapevo niente di lui e non avevo letto il suo libro, ‘Gomorra’.
Mi incuriosiva però quanto mi diceva Loris Mazzetti che lo aveva conosciuto a Roma: “C’è in circolazione un libro scritto da un ragazzo di 28 anni che ha venduto più di 700 mila copie, soprattutto tra i giovani, che sta facendo più danni alla camorra che anni di guerra dello Stato. Per questo, oggi l’autore vive sotto scorta”.Mi è parsa una storia da raccontare, anzi ho pensato che doveva essere la prima intervista del mio ritorno dopo cinque anni in televisione. Così ho letto ‘Gomorra’.Dovevo pur documentarmi. La prima impressione è stata che mi trovavo di fronte a uno scrittore, vero, e, per quel che conta il mio giudizio, con un grande avvenire davanti. Qualcuno ha detto che è facile raggiungere il successo, difficile mantenerlo. In questo caso, non credo. Piuttosto, il problema di Roberto sarà che in questo Paese il successo non te lo perdonano ed esistono sempre i critici paludati i cui libri, magari, non raggiungono le cinquemila copie di tiratura. La mia età mi ha permesso di trasmettere a Saviano questa modesta opinione e la raccomandazione, a un ragazzo di cui potrei essere nonno, di aspettarsi l’invidia e di non prendersela troppo. Al di là delle sue indubbie capacità di scrittura, colpisce il carattere di un ventenne che comincia ad interessarsi alle vicende di camorra, a seguire i processi, a studiare le carte, a frequentare gli ambienti malavitosi della sua terra con lo scopo di capire e poi raccontare. Ed è stato proprio questo a creargli dei problemi. Roberto Saviano non solo ha ‘denudato il mostro’, ma l’ha saputo spiegare come finora nessuno. Mi è venuto subito in mente uno scrittore che ho molto amato, di cui sono stato amico, Leonardo Sciascia: quanto lui ha saputo narrare la sua Sicilia e le storie di mafia così Saviano è lo scrittore per eccellenza di Napoli e della camorra.Ho voluto, prima di entrare in studio, passare qualche ora con Roberto, non solo per dargli un po’ dell’esperienza di un vecchio signore, ma per conoscerlo e cercare di capire che cosa spinge un giovane a rinunciare alla propria libertà, a vivere come tutti i coetanei, incontrare la sua ragazza, andare al cinema, prendere un aereo, cenare con gli amici. La prima risposta l’ho avuta dai suoi occhi, intelligenti e curiosi che mi hanno frugato forse per spiegarsi il perché di quell’invito. Chi mi conosce sa che sono abituato a trascorrere con i miei ospiti il tempo necessario per la trasmissione, ma stavolta avrei voluto che la colazione con Roberto, poi il caffè, durassero di più. Anzi, spero che mantenga la promessa di tornare a trovarmi, magari quest’estate in campagna, così avremmo la possibilità di continuare quel discorso cominciato a casa di mia figlia Bice. Dai giovani, anche alla mia età, c’è sempre da imparare. Da Roberto Saviano un po’ di più. E’ arrivato poi il momento dell’intervista e dalla sua prima risposta ho capito che avevo ragione ad aver voluto inaugurare ‘RT’ con lui. Poco prima ci eravamo messi d’accordo sul finale: gli avrei chiesto se voleva aggiungere qualcosa e lui, che aveva il suo libro infilato tra il bracciolo e lo schienale della poltrona, ne avrebbe letto qualche riga. Invece, a quella mia domanda Saviano ha risposto: “Sono felice di aver potuto dialogare con lei. Se questo è possibile, forse in questo Paese qualcosa è ancora possibile fare.”E’ stato il più bel ‘bentornato’ che ho ricevuto. Grazie, Roberto.
Scritto da Enzo Biagi il 21 Giugno 2007
1 commento:
Ricevo e pubblico senza commenti
Ch.mo sig. Formisano,
innanzitutto grazie dell'interesse che ha riservato alla mia lettera sul Giornale di Vicenza. Portato come sono, per indole, a vedere nella gente solo il bene, nella Sua espressione "Io la schifo, signor Mortoni" vedo, e non lo dico con ironia, il positivo che, nascosto nell'etimologia del verbo schifare/schivare, riaffiora, e forse non vorrebbe, in quello che Lei mi dice. Entrambi i verbi rinviano - non c'è trucco, non c'è inganno, e può controllare - al francone "skiuhjian", che vuol dire "aver riguardo", quindi: Lei ha riguardo per me, o per quello che ho scritto, il che fa lo stesso, anche se l'avere riguardo non comporta necessariamente pensarla allo stesso modo, come ho potuto constatare. Quanto poi alla mia lettera stupida v. anche qua come sopra (etimologia). Sul nome finto, sig. Formisano, La rimando alla fine della mia risposta. Su quel "Ah, intelligenza quanto ci manchi..." infine, non ho mai detto di essere intelligente, e non penso stia a Lei dire se lo sono.
Con ogni cordialità
Gianfranco Mortoni -Mantova
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