domenica 17 gennaio 2016
Escludere i vessilli degli Alpini è una scelta sbagliata
Achille Variati la definisce una «stonatura»; secondo Mara Bizzotto è una «decisione senza senso»; Federico Formisano parla di «scelta sbagliata»; mentre Valerio Sorrentino invita i fedeli di Laghetto «a scegliere chiese più vicine», boicottando la parrocchia di San Giovanni Battista. Sindaco, Lega, Partito democratico, Idea Vicenza. Gli alpini mettono tutti d’accordo: da destra a sinistra. Il mondo della politica vicentino è (per una volta) unito senza distinzione di colore: quel capello con la penna nera doveva entrare in chiesa in occasione dell’ultimo saluto al loro associato «perché - affermano in coro - non rappresenta un simbolo di guerra».
«STONATURA». La decisione di don Guerrino Benin che mercoledì nella chiesa di Laghetto ha invitato le penne nere a lasciare fuori dalla chiesa i vessilli portati per il funerale di Antonio Conca non trova pareri favorevoli. Tutti, chi con toni più accesi chi ponderando le parole, si dicono contrari a quanto accaduto. A partire proprio dal primo cittadino che, interpellato sulla vicenda, scuote la testa, senza nascondere un pizzico di amarezza. «Non è bello quanto accaduto - ammette Achille Variati - perché qui da noi il cappello degli alpini non è un simbolo di guerra ma un testimone dei valori, della storia, della tradizione e anche della fratellanza della nostra terra. Se ci tenevano a entrare con la penna nera... beh insomma. Mi spiace perché la vedo come una stonatura». Più secco Federico Formisano, presidente del Consiglio nonché ex artigliere di montagna. «Non va mai bene quando la Chiesa esclude - commenta - perché a mio parere deve avere un cuore grande e accogliere tutti. È una scelta sbagliata e incomprensibile, perché gli alpini hanno sempre mostrato una grande disponibilità per intervenire con senso di solidarietà e pace».
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