martedì 13 aprile 2010

Cantiere dell'Ulivo

Ricevo dal caro amico Deo Fogliazza

Bozza per il prossimo CANTIERE DELL’ULIVO
Passione, entusiasmo, nettezza, radici, rinnovamento. E basta con la sudditanza psicologica.

E' evidente, dopo il passaggio elettorale, che occorra intervenire con urgenza e cambiare passo.

In relazione al Partito Democratico condividiamo l'ipotesi federalista lanciata dal Presidente Prodi. Magari avremmo potuto imboccarla con più coraggio anche prima, ma non è mai troppo tardi, come recita un saggio proverbio popolare.

L'architettura istituzionale del PD immaginata dalla proposta del Professore introduce una sorta di rivoluzione copernicana, mettendo al centro del Partito il soggetto vero - il suo popolo, la sua gente - inducendo un percorso virtuoso che parte dalla base, dai territori, e che arriva al centro poggiando, appunto, sul protagonismo della periferia.

Un partito federale, che mette radici e risponde al proprio territorio regionale, che esprime proprie leadership regionali e che demanda ad esse - opportunamente dotate, ciascuna, di peso specifico relazionato al peso elettorale - la costruzione della struttura nazionale e l'elezione del Segretario.

Ciò detto occorrerà meglio precisare alcuni passaggi fondamentali.

Chi legittima chi?

Secondo il nostro parere vanno adeguatamente separati ruoli e funzioni.

Le cariche di partito vengano elette dagli iscritti al partito (privilegiando l'elezione diretta da parte degli iscritti delle figure responsabili ai diversi livelli) mentre, di converso, le candidature istituzionali vengano scelte con le Primarie alle quali partecipino, con diritto di elettorato attivo e passivo ed attraverso precise norme regolamentari, tutti quei cittadini che si sono iscritti all'Albo delle Primarie.

Ciò al fine di portare ad ulteriore chiarezza la sostanziale differenza che intercorre tra "elezione diretta di cariche di partito" alla quale partecipano gli iscritti al partito medesimo, da una parte e, dall'altra, le "primarie" vere e proprie che sono chiamate a selezionare (prima, come dice la parola stessa) i candidati a cariche istituzionali, alle quali partecipano i cittadini attraverso lo strumento dell'Albo degli elettori.

Restano aperti poi due problemi.

Il primo riguarda la necessità di bypassare il rischio che tornino a pesare ancora di più nella vita del Partito i cosiddetti "signori delle tessere", quando votano solo gli iscritti.

Il secondo concerne la necessaria forza ed autorevolezza di cui dotare la leadership nazionale del Partito nei confronti di "periferie" alle volte malate, ancor più del centro, di "centralismo regionale".

Prima del decisivo confronto elettorale del 2013 abbiamo di fronte a noi mille giorni nei quali dobbiamo saper invertire la tendenza e rilanciare.

Le possibilità ci sono tutte.

Guardiamo alle cifre che, nella loro crudezza, valgono mille volte di più di qualsiasi sondaggio.

Sono solamente 16,29 su cento i cittadini italiani aventi diritto al voto che hanno votato simboli che fanno riferimento al nome di Berlusconi.

E guarda con simpatia e vota per la coalizione di centrodestra solamente il 24,58% degli italiani aventi diritto di voto.

Mentre guarda con simpatia e vota per liste di centrosinistra, invece, il 22,84% degli aventi diritto.

La differenza tra i due schieramenti (CD-CS) è solamente di 708.643 voti.

La battaglia è aperta, la destra italiana è contendibile. La sua è una supremazia fatta di "chiacchiere e distintivo", nient'altro. I numeri son numeri.

A ciò va aggiunto un dato per alcuni versi inquietante, per altri versi (potenzialmente) rincuorante.

Quest'anno il partito del "non voto" (astensioni, schede bianche e schede nulle) ammonta alla cifra esorbitante di 15.689.850.

Alla coalizione di centrosinistra quest'anno mancano milioni di voti, praticamente nella quasi totalità trasferitisi nel "non voto". Sono 2.725.662 in meno rispetto a 10 mesi fa (europee 2009); 5.080.489 in meno rispetto a 22 mesi fa (politiche 2008); 7.009.507 in meno rispetto alle politiche del 2006. Sono numeri da capogiro che però - per la stragrande maggioranza - non sono andati "dall'altra parte", ma hanno scelto l'astensione.

Il problema che abbiamo di fronte a noi è come trasformare il dato negativo in risorsa.Occorrerà capire quali sono le motivazioni di fondo che hanno indotto questi "nostri" elettori a scegliere il "non voto". Nella consapevolezza che se ci hanno votati, è possibile che tornino a votarci.

Una volta capiti questi motivi (che non sono poi così inesplicabili), basterà prendere le necessarie contromisure politiche, organizzative e di comunicazione ed applicarle.

E come d'incanto, si apriranno praterie di fronte alla nostra azione politica.

Certo, è più facile dirlo che farlo.

Ma in buona sostanza è per questo che ci appassiona la politica ed in essa ci spendiamo. O no?

Abbiamo di proposito chiamato “bozza” le nostre riflessioni perché crediamo utile si possa aprire una discussione, fatta di ulteriori analisi e contributi, al fine di avere un documento partecipato e condiviso da proporre al prossimo CANTIERE DELL’ULIVO.

Deo Fogliazza e Pietro Aceto, per il Cantiere dell'Ulivo

14 aprile 2010

PS: Abbiamo in animo di convocare un nuovo appuntamento del Cantiere dell'Ulivo. Probabilmente per il 13 giugno pv. Ci ritroveremo ancora a Bologna, al Circolo Passepartout. Tenetevi liberi e segnate la data sulla vostra agenda

http://cantieredellulivo.splinder.com/post/22552578/Bozza+per+il+prossimo+CANTIERE+DELL%E2%80%99ULIVO

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